L’Occidente
si ritrova
Di
Carlo Pelanda (11-6-2007)
Un seminario
di studio tra Bush è la Comunità di San Egidio è un fatto molto inusuale. Poi c’è la sensazione
che Bush sia venuto a Roma
non tanto per un incontro bilaterale con il governo italiano, che infatti ha
avuto uno svolgimento rituale e “leggero”,
quanto per siglare un accordo “pesante” con Benedetto XVI°. I commentatori hanno colto l’anomalia del primo
evento, ma senza riuscire a spiegare di cosa si trattasse,
e un po’ meno la rilevanza del secondo. Senza pretendere di alzare tutto il velo che copre le
delicate relazioni tra Impero e Papato provo ad ipotizzare cosa stia succedendo
perché mi è sembrata una svolta di enorme rilievo.
Negli anni
’80 Karol Woytyla e Ronald Reagan collaborarono strettamente
per la destabilizzazione dell’Impero sovietico,
sostenendo i movimenti di libertà nelle sue province, in Polonia l’innesco. Ma negli anni ’90 le strategie del Vaticano e dell’Impero
mostrarono una sostanziale divergenza. Giovanni Paolo 2°
perseguiva il progetto di unire tutte le tre grandi aree della cristianità:
cattolici, protestanti ed ortodossi. Il “perimetro occidentale”, implicitamente
definito da Woytyla, includeva la Russia, l’America latina,
ecc.. Era cioè un occidentalismo universalista con
enfasi sulla politica dell’inclusione. Washington, invece, ne perseguiva uno imperiale e più ristretto, che escludeva per esempio la Russia - con enfasi sulla politica dell’influenza e del
condizionamento. Durante l’Amministrazione Clinton
(1992 – 2000) il problema non emerse perché l’America, semplificando, si ritirò di fatto dagli affari globali. Ma quando
Bush ci tornò con la necessità pressante di segnalare
che non c’era un vuoto nel governo americano del mondo, trovò un Papato –
silenziosamente, ma sostanzialmente - contrario alla politica della spada. Nel
2001 e 2003 ci furono momenti in cui l’Imperatore ebbe la tentazione di farsi
Papa per rafforzare la spada unendola alla croce. E momenti
in cui Roma dovette fare geopolitica in proprio mettendo la croce contro la
spada. Questa rottura non fu mai aperta, ma ci fu. Ora, secondo me, il
Papa ha realizzato, in base ai preoccupanti fatti in corso, che la cristianità
ha bisogno di un Impero che la difenda o che comunque
agisca senza metterla in difficoltà, convergendo. E
l’Imperatore ha colto che senza l’aiuto di Roma non va da nessuna parte. Quale sia la nuova convergenza non si sa ed è meglio non esagerare
con le ipotesi in questa materia, ma sicuramente c’è. Più chiaro, invece, è il
significato dell’incontro tra Bush e San Egidio. Questa comunità cattolica di volontariato
gestisce una enorme rete di diplomazia riservata, per
fini umanitari, in tutta l’Africa, ed oltre, compresa quella islamica, con una
credibilità ed influenza senza pari. Il Papa mai potrà concedere sostegni
aperti all’Impero anche per tenere separati Stato e Chiesa, massima priorità
per Roma, ma le organizzazioni operative connesse alla Chiesa stessa potranno
stimolare interventi o richiederli. In sintesi, Papa ed Imperatore sono tornati
a parlarsi sul serio, concretamente, ed è una buona notizia: l’Occidente si
ritrova e ciò fa sperare nel suo rilancio strategico e simbolico dopo cinque
anni terribili di frammentazioni e di crisi morale.
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