Il comando delle democrazie sta passando dai governi alle Banche centrali

 

Di Carlo Pelanda (4-10-2011)

 

Le Banche centrali statunitense (Fed) ed europea (Bce) stanno sostituendo i governi incapaci, in America, di stimolare la crescita e, in Europa, di garantire la solvibilità delle euronazioni. Molti analisti vedono in questo una politicizzazione impropria degli istituti che ne mina la credibilità basata sull’indipendenza dalla politica. Sbagliano. In realtà le Banche centrali stanno agendo in indipendenza totale per evitare il peggio. Per esempio, una parte delle élite economiche tedesche si è opposta all’acquisto di titoli di Stato sifolini da parte della Bce. Ma Trichet ha dimissionato il falco Stark senza pensarci un minuto. Probabilmente lo ha fatto d’accordo, riservatamente, con Merkel che spera di poter chiudere la crisi dell’Eurozona via iniezioni di liquidità e non via confederalizzazione delle garanzie debitorie. Ma di fatto, quando ha visto che o faceva così o saltava l’euro, ha deciso una linea d’azione sua propria infischiandosene dello statuto e delle posizioni contrarie. I repubblicani, lato Tea Party, accusano Bernanke di forzare troppo la politica monetaria in senso inflazionistico per  fare un po’ più di occupazione entro l’estate 2012, per favorire la rielezione di Obama e quindi la sua riconferma alla Fed. Fesseria, spiace dirlo perché la rubrica è teapartisan. In realtà Bernanke si rende conto che la politica è incapace di produrre fiducia e la ha tagliata fuori, criticandola, comunicando direttamente al mercato che farà di tutto per evitare la deflazione. Il mercato lo ha ascoltato. La Bce detta condizioni dettagliate di rigore ai governi comunicando loro che o così o kaputt, comandandoli in modi diretti. La relazione tra Banche centrali e governi tornerà in equilibrio, si assesterà dando maggiore potere alle prime o viceversa? Le Banche centrali prevarranno non per motivi contingenti, ma per un’evoluzione del sistema ancora poco capita. La moneta, dal 1971, è fiduciaria. La politica è la fonte di fiducia. La nuova moneta è convertibile non più in oro, ma in qualità politica. Per produrre fiducia la politica deve riorganizzare i modelli economici affinché siano compatibili con il ciclo espansivo del capitale finanziario. La politica, in America ed in Europa, non ci riesce. Pertanto le Banche centrali la sostituiscono e la condizionano affinché lo faccia. Il loro potere è dovuto al fatto che rappresentano il mondo del capitale. Se una nazione va a pelo lo riceve. Se va contro lo perde e fa fallire i politici che non capiscono o non possono. Per il mercato è un ottimo scenario, per la democrazia meno se la sostituzione sarà prolungata e non temporanea.          

Carlo Pelanda