Per contenere la recessione non basteranno politiche interne ma bisognerà influenzare l’Eurozona

 

Di Carlo Pelanda (20-12-2011)

 

Attenzione: l’Italia non può permettersi nel 2012 una caduta del Pil superiore allo 0,5% perché il gettito decrescente non sosterebbe il pareggio di bilancio entro il 2013, richiedendo nuove tasse depressive per raggiungerlo. Nelle condizioni attuali di deflazione da rigore non (ancora) bilanciate da stimoli alla crescita, in una fase di contrazione della domanda globale, Confindustria prevede un calo del Pil dell’1,6%, non escludendo cadute più gravi. Altri scenari temono un catastrofico meno 3-4%, senza cambiamenti. Quali eviterebbero il caso peggiore? Che la domanda globale si riprenda, e che ciò aumenti l’export italiano, dipende dalla ripartenza della locomotiva americana. Ciò avverrà, con boom, perché le imprese statunitensi sono cariche di liquidità e quindi pronte ad investire. Ma aspettano un segnale di certezza che i costi fiscali e regolamentari non aumentino. Il segnale è la sostituzione di Obama con un qualsiasi repubblicano che tolga lacci ed ambiguità. La conferma verrà il prossimo novembre, troppo tardi anche se le Borse la scontassero già in estate per avere effetto sull’Italia entro l’anno. Per questo bisognerà tenere le europolitiche di rigore sotto la soglia dell’effetto depressivo, calcolandolo nelle contingenze del 2012. La Bce sta già fornendo liquidità illimitata a basso costo alle eurobanche. Ma non basterà. Bisognerà anche  revisionare il depressivo trattato di unione fiscale come impostato finora, limitandolo al solo obbligo delle euronazioni di mettere il pareggio di bilancio in Costituzione, ma tutte nel biennio 2016-2018. Ciò salverebbe l’Italia dall’eccesso di rigore per ottenere il pareggio entro il 2013, lasciandole uno spazio di bilancio per tagli di spesa senza aumentare tasse. La parte più evoluta del mercato in Italia si sta riorganizzando con massima velocità mostrando la realtà di una potenza industriale tutt’altro che in ginocchio. Il governo Monti ha promesso di accompagnare tale movimento togliendo rigidità al mercato interno. Acceleri. Ma la parte meno evoluta del mercato resterà in panne. Per aiutarla, nel breve, non c’è altro modo che svalutare l’euro per avere più turismo extraeuro ed esportare meglio cose a bassa tecnologia nel globo.  Se non sarà possibile spostare l’obbligo del pareggio al 2016 si potrà bilanciare la deflazione accelerata svalutando l’euro di più. In conclusione, la recessione in Italia è contenibile ed invertibile, ma più influenzando l’Eurozona che con azioni sovrane. La rubrica sostiene Monti perché ritiene possa esercitare tale influenza. Se non vorrà o potrà resterà la stima privata, ma non il sostegno pubblico.    

Carlo Pelanda