Il riordinamento dell’Italia dovrà essere un’azione di attacco e non solo di difesa

 

Di Carlo Pelanda (15-11-2011)

 

C’è una reazione diffusa di orgoglio nazionale al governo esterno dell’Italia attuato da Germania e Francia. Bene, ma tale emozione deve essere incanalata entro una strategia costruttiva e non romantica, in tre fasi: (a) ricostruzione della credibilità nazionale; (b) suo impiego come leva negoziale per spingere la modifica dei trattati europei in modo da avviare una vera confederazione e di dare all’euro un’architettura più solida; (c) orientamento della Ue verso la convergenza con l’America allo scopo di creare un impero più grande della Cina: Nova Pax. Tempi? Entro il 2020. Condizioni base? Sconfitta di Obama nel 2012 e consolidamento della Ue. La prima è probabile, la seconda no perché l’euro gestito dal criterio tedesco non potrà reggere senza modifiche. Per questo il riordinamento dell’Italia dovrà essere una missione di sovranità (euro)contributiva e non di auto-annessione al Reich: forzare Germania e Francia a correggere un sistema insostenibile e occidentalizzarle. In Europa solo l’Italia può tentarlo.   

La prima fase dovrà necessariamente essere condotta attraverso metodi di conformazione. L’Italia, cioè, dovrà fare le cose imposte dalla Bce, il governo Monti perfetto per questo. Ma dovrà anche trasformarsi in repubblica presidenziale o simile, anticipata dai comportamenti di Napolitano, per dare all’esecutivo la forza necessaria ad attuare le pressioni di seconda e terza fase. Il negoziato con Germania e Francia non sarà un tè tra dame. Per convincerle a tener conto dell’Italia, includendola nel direttorio, Roma dovrà avere un potere di dissuasione: o si cambia il modello europeo o usciamo dall’euro potendo dimostrare che possiamo. Infatti la prima fase finirà quando l’Italia sarà talmente in ordine da poter usare questa dissuasione (criterio Savona). Se l’Italia uscisse, infatti, l’euro finirebbe togliendo alla Francia il moltiplicatore della potenza nazionale senza il quale sarebbe nana ed esponendo la Germania ad una concorrenza valutaria che ne ridurrebbe il surplus esportativo, mettendola in crisi. Meglio l’Europa, per tutti, ma fatta bene. Se per imbecillità Parigi e Berlino rifiutassero la seconda fase, l’Italia dovrebbe uscire dall’euro, dotarsi di armi nucleari a comando nazionale in alleanza privilegiata con l’America, adottare il segreto bancario per difendere il suo sistema finanziario e prendere la testa di un nuovo mercato del  Mediterraneo che includa Russia e Turchia. Francia e Germania verrebbero isolate o perderebbero comunque peso. L’Europa ha senso solo se è costruttrice di occidente. Se non lo sarà la si elimini e sostituisca con un altro progetto.

Carlo Pelanda