O prestatore europeo
di ultima istanza o fine dell’euro
Carlo Pelanda (7-12-2010)
La Germania ritiene
che la soluzione per mantenere in vita l’euro sia quello di ingabbiarne le
nazioni entro la priorità del rigore. Il mercato, invece, ritiene prioritaria
la creazione di un credibile prestatore di ultima istanza europeo che
garantisca tutti i debiti sovrani denominati in euro. E fino a che non lo vedrà
– e vedrà la dominante Germania non capirlo o volerlo – continuerà a pretendere
premi crescenti per il rifinanziamento dei debiti pubblici delle nazioni più
deboli o sul piano industriale (Grecia, Portogallo e Spagna) o su quello del
debito privato (Irlanda) o su quello
della difficoltà ad attuare politiche di rigore (Francia, Italia, Belgio) fino
a costringerle all’insolvenza. Per evitare tale scenario, l’unica alternativa è
dare al mercato ciò che chiede. Al mercato importa poco che una nazione rientri
nell’equilibrio di bilancio in due o cinque anni, è sufficiente che la tendenza
sia credibile. Anzi, si rende conto che l’eccesso di rigore compromette la
crescita e la stabilità politica, per i dissensi, annullando l’effetto del
riordinamento via tagli alla spesa. Quindi valuta insufficiente e
controproducente la pressione idealistica della Germania per imporre più rigore
alle nazioni. Il mercato, pragmaticamente, chiede un garante europeo assoluto
ed in ogni nazione un rigore calibrato con la crescita, opzione facilitata
dall’esistenza del primo. Cosa, esattamente?
Lo si può intuire da
ciò che è successo la scorsa settimana. La Bce ha deciso di comprare titoli di
Stato, stampando di fatto moneta contro sia le proprie regole
anti-inflazionistiche sia il rappresentante tedesco. Il mercato la ha premiata,
riducendo il premio richiesto per comprare titoli delle nazioni a rischio. Non
basta lo striminzito fondino europeo da 750 miliardi, serve un megaprestatore
di ultima istanza “trilionario” come può esserlo solo una Bce che agisce in
deroga prendendo rischi di inflazione. Un segnale più chiaro di così è
difficile ottenerlo. Ma la Germania insiste a scaricare sulle singole nazioni
un’agenda di risanamento, cioè deflazione, che molte non possono sostenere. Al
punto che Trichet ha dovuto prendere una posizione
d’eccezione contro la Germania per salvare l’euro. La rubrica desidera segnalarne
il coraggio. Ma raccomanda: (a) un diktat alla Germania nell’eurosummit del 16 dicembre, cioè o accetta un salvatore
europeo di ultima istanza oppure sarà imputata di dissoluzione dell’euro e
della Ue, e nemicizzata; (b) piena fiducia al governo
italiano il 14 dicembre affinché possa partecipare con forza al condizionamento
di Berlino e dare al mercato un segnale di solidità.
Carlo Pelanda