Il nuovo progetto nazionale: dalle garanzie passive a quelle attive

 

Di Carlo Pelanda (22-6-2010)

 

Quarto scenario per una celebrazione futurizzante e non commemorativa del 150°. L’Italia dovrà e potrà trasformare il suo Stato sociale da erogatore di “garanzie passive” insostenibili a fornitore di “garanzie attive” propulsive di crescita.

Il fatto che il mercato non voglia più comprare i debiti di stati che finanziano con debito e non con crescita le garanzie costringerà, in ogni caso, l’Italia a cambiare modello. Dovrà: (a) ridurre la spesa pubblica fino a pareggiarla con le entrate fiscali in modo da non aumentare il debito; (b) togliere le protezioni che soffocano il libero mercato per renderlo più generativo di crescita e produttività. Se così non farà avrà costi maggiori di rifinanziamento del debito, fino al default e/o dovrà uscire dall’euro. Per evitarlo, il governo sta avviando la politica detta, ma tagliando le vecchie garanzie senza produrne di nuove (e la loro teoria) e annunciando liberalizzazioni solo cartacee. Tale reazione è troppo debole per produrre soluzioni al problema. Ne esiste una più forte? Certamente. Le garanzie attuali (apparati, protezioni, vincoli al mercato) furono disegnate in un momento storico in cui non era valutabile la riduzione di ricchezza portata dalle sottrazioni redistributive. Alla fine si è visto che queste finanziano i deboli, individui e territori, ed indeboliscono i forti. Pertanto il nuovo stato sociale dovrà avere la missione di trasformare i deboli in forti finanziando la loro capacità di avere un valore nel libero mercato. Per tale motivo le nuove garanzie prendono il nome di “attive” in sostituzione di quelle “passive”. Garanzie attive dirette: (a) superistruzione e formazione continua; (b) sostegno agli individui per accedere al mercato; (c) mantenimento delle vecchie garanzie solo per i casi estremi di bisogno. Indirette: tutto ciò che favorisce la crescita economica. La prima garanzia rende meno selettivo il libero mercato, la seconda lo mette in configurazione di crescita. La “garanzia” cambia significato, da “protezione” a “investimento”. Così il denaro fiscale, in ambiente di detassazione, che finanzia le nuove garanzie da improduttivo diviene produttivo. Tempi di transizione: almeno 15 anni, gradualmente. Beneficio immediato? Se credibile, il progetto farà scontare al mercato uno scenario positivo sull’Italia da subito. Tecnica del modello: si veda www.formulaitalialibro.it. Fattibilità? L’Italia è una nazione ad alta densità di individui attivi predisposti al libero mercato, se caricati delle opportune competenze. L’unico dubbio è la capacità della politica corrente perfino di capire un progetto nazionale così forte.    

Carlo Pelanda