La stimolazione del
capitale intellettuale nazionale: progetto “filosofia attiva”
Di Carlo Pelanda (18-5-2010)
Questa rubrica vuole
stimolare la celebrazione futurizzante e non solo
commemorativa del 150° anno dall’unità d’Italia. Il primo scenario dedicato ha
individuato l’elevato potenziale nazionale, ora terzo al mondo, per dare più competitività
e produttività alle piccole/medie imprese manifatturiere – una ricchezza nazionale
da preservare rilanciandola - robotizzandole e ampliando il settore della
robotica stessa. Si ringrazia il Prof. Francesco Jovane,
vicepresidente della piattaforma “Manufuture” per
aver reagito positivamente all’idea, diffondendola. Il secondo scenario punta
ad organizzare meglio il capitale intellettuale della nazione.
L’Italia ha un
mediocre capitale politico e un buon capitale sociale. Come si spiega questo
fenomeno di società attiva e densa di successi imprenditoriali nonostante un
modello che ha effetti depressivi sull’economia e sull’iniziativa individuale?
Per inciso, periodicamente gli osservatori esteri dell’Italia, in particolare
quelli anglofoni, si chiedono come mai l’Italia riesca ad essere socialmente ed
economicamente così forte “nonostante” (titolò tempo fa l’Economist) politica ed
istituzioni arretrate. Evidentemente c’è
un potenziale molto elevato di intelligenza individuale residente che rende la
società capace di aggirare creativamente i limiti e le inefficienze del
modello. Storici ed antropologi ci spiegheranno come e perché gli italiani riescano
ad essere particolarmente intelligenti, sia a nord sia a sud. Qui la rubrica
annota che tale potenziale, tuttavia, appare non organizzato e che
organizzandolo ed esplicitandolo potrebbe avere maggiori effetti produttivi e futurizzanti. Come? L’idea più semplice è quella di
aumentare le gare dove si compete per cervello, dando loro più pubblicità,
quindi più adesioni e più effetto di qualificazione di massa. Ma l’intelligenza
ha tante forme e modalità di espressione. Tra queste quella che costituisce
direttamente capitale intellettuale, sempre più base essenziale per ottenere
capitale finanziario in un’economia della conoscenza, combina le capacità di
massima astrazione e massima concretezza. Come la si stimola? Aumentando la
domanda di nuove idee per impieghi reali da parte delle entità economiche
private via gare e premi che incrementino la concorrenza nell’offerta. In
sintesi: l’impresa chieda filosofia attiva fuori dal perimetro della fabbrica.
Ovviamente tale mercato delle idee dovrà esser organizzato per funzionare e
qualificare sia imprese sia società, questo il punto di progettazione che la
rubrica segnala. Un esempio da espandere è la fiera delle idee da poco
inaugurata: www.braincallingfair.it.
Carlo Pelanda