La moschea a Ground
Zero è una inaccettabile concessione di vittoria al jihad
Di Carlo Pelanda (17-8-2010)
La costruzione di
una moschea nei pressi di Ground Zero verrà certamente definita dai movimenti jihadisti come una vittoria fondamentale: il simbolo
dell’Islam è stato insediato nel cuore del grande Satana confermando che
l’attacco del 2001 è stato un successo. Anche se qualche imam predicherà la variante pacifica e tollerante
del credo musulmano, migliaia di visitatori sussurreranno tra loro che le
parole di guerra nel Corano prevalgono, reciteranno sottovoce i nomi degli eroi
che hanno creato la spianata poi occasione per far trionfare il simbolo. Come
la moschea dorata costruita a Gerusalemme al posto del distrutto tempio di
Salomone. In più quella di Ground Zero sarà sacrario virtuale dei martiri
guidati da Atta, motivo di loro imitazione. La gestione apparente della Moschea
sarà ovviamente densa di linguaggi pacificanti, ma ciò sarà visto dagli jihadisti operativi e potenziali come un travestimento
compatibile con la strategia di dominio islamica che implica il lungo termine.
In particolare, il “travestimento” è assimilato al peculiare concetto di
“tregua” dove questa è solo una sospensione tattica, che può anche durare
decenni, dell’offensiva, dello sforzo, del Jihad. Certamente, si ripete, il
pensiero strategico jihadista attuerà una gestione
simbolica di questo tipo come moltiplicatore di potenza, conferma della
profezia di vittoria finale e di reclutamento globale. Per tale motivo la
rubrica raccomanda alle autorità di New York di non concedere il sito per la moschea
nei pressi di Ground Zero, rivedendo la decisione in base a queste
considerazioni. Inoltre, poiché gli Stati Uniti chiesero nel 2001 l’aiuto della
Nato in quanto nazione attaccata e l’Italia inviò risorse da buon alleato, la
rubrica suggerisce al governo italiano di inviare a Washington una nota
(riservata) che spieghi la rilevanza dei simboli nella definizione islamica del
concetto di vittoria e che chieda ad Obama di non concederla al Jihad. Anche
per la sicurezza futura di Roma: la moschea di Ground Zero incentiverebbe il
progetto di una nuova spianata via distruzione nei pressi del Vaticano per poi
poter costruire una moschea simbolo di pacificazione, ma in realtà di conquista
islamica.
La tesi di Obama che
la Moschea a Ground Zero sia un segnale che separa Al Qaida
dal vero Islam in realtà favorisce la dottrina di guerra della prima. Il vero
Islam non è codificato e controllato da una Chiesa, ma caratterizzato tempo per
tempo, luogo per luogo, da leader carismatici che lo intepretano.
La moschea di Ground Zero confermerebbe la vittoria e la potenza dell’intepretazione di Osama bin
Laden. Inaccettabile.
Carlo Pelanda