Obama è politicamente finito ma ci vorrà un ticket Petraeus-Rice per sostituirlo

 

Carlo Pelanda (14-9-2010)

 

L’America si sta ribellando contro Obama e lo vuole cacciare nel 2012, prima ingabbiandolo con una maggioranza repubblicana al Congresso nelle elezioni del prossimo novembre. Per inciso, la rubrica è soddisfatta perché l’appello di inviare risorse dall’Italia per potenziare la campagna repubblicana ha avuto un certo seguito. Ed in questi giorni il rubricante, negli Usa per il suo periodo di insegnamento, sta facendo un giro di conferenze per spiegare come Obama, rompendo l’alleanza con gli europei nel 2009 (derubricazione del G8 a favore del G20 e quindi del G2 sinoamericano) e definanziando i fattori di potenza dell’America (budget militare, Nasa, sistema bancario, ecc.) abbia indebolito l’occidente intero oltre che l’America stessa. Applausi, molto graditi ed indicativi quelli dei centristi che votarono Obama. Tale contatto diretto permette una precisazione  importante. Cronisti e sondaggisti spiegano il fenomeno del crescente antiobamismo con l’insuccesso della politica economica. In parte è vero, ma in parte maggiore è dovuto al sentimento diffuso, indicibile per timore di essere accusati di razzismo, che Obama sia troppo incapace e, soprattutto, “non-americano” per guidare la nazione. Nello stesso Partito democratico, in realtà molto più colpevole del “calimeroObama per le fesserie economiche e per la fallimentare riforma sanitaria fatte approvare nel Congresso, tutti quelli di rilievo si stanno dissociando dal presidente perché sentono che è ormai politicamente finito. Pertanto, anche qualora le elezioni di medio termine fossero meno punitive per i democratici, è prevedibile che nel 2012 sarà eletto un presidente repubblicano.

Ma ci sono due problemi: (a) il movimento del Tea Party, inizialmente solo antitasse e contro la degenerazione socialista obamiana, si è fuso con l’estremismo cristiano-nazionalista ed è diventato corrente influente nell’area repubblicana, cosa che spaventa i centristi (1/3 dell’elettorato); (b) non c’è all’orizzonte alcun candidato repubblicano con profilo competitivo. Quindi l’esito non è scontato, considerando che Obama è incapace di governare, ma resta formidabile in campagna elettorale. Per tornare ad avere un’America forte ed occidentalista, esito di interesse primario per l’Italia e la Ue (anche perché eviterebbe un dominio eccessivo della Germania sull’Europa) il Partito repubblicano deve risolvere i due problemi e potrà farlo solo scegliendo un candidato d’eccezione e fuori dalla politica. Chi? Petraeus, infatti inviato da Obama in Afghanistan per tentare di farlo perdere e demolirne il mito. Vicepresidente? Condol(c)ezza Rice, ovviamente.  

Carlo Pelanda