L’Europa
è a rischio se non diventa cattiva con America e Cina
Carlo
Pelanda (3-11-2009)
Le decisioni
di politica economica e monetaria nelle nazioni più rilevanti del mercato
globale – America, Cina e Germania locomotiva dell’eurozona e ispiratrice della
Bce - saranno difficilissime per
l’ambiguità che caratterizza lo scenario di “ripresa lenta”. Ma per gli europei
sarà più difficile.
La ripresa in America ed in Cina sta
rallentando all’esaurimento degli stimoli d’emergenza che l’avevano pompata. La
crescita continuerà, ma il suo ritmo “naturale” sarà insufficiente per almeno
un triennio, pur prevista un’accelerazione nel 2010. I governi in America ed in
Cina devono decidere se lanciare nuovi stimoli, con il rischio di scatenare
inflazione e debito, o accettare una pericolosa stagnazione per due o tre anni.
La Germania
deve bilanciare il recupero lento della domanda globale e dovrà bilanciare il
calo dell’export con più crescita interna. L’inflazione è già in vista
nell’orizzonte a due anni, pur ora assente, e bisognerebbe iniziare sia ad
alzare i tassi sia a ritirare l’eccesso di liquidità d’emergenza. Tutti si
trovano a dover scegliere tra due rischi catastrofici, inflazione o
disoccupazione. I governi, spaventati, stanno cercando un compromesso lanciando
una nuova stimolazione, ma limitata per non perdere il controllo del debito e/o
dell’inflazione. Le banche centrali stanno ritardando la decisione di ridurre
la liquidità data in emergenza per non interrompere la ripresa. Tale scelta di
compromesso è comune, ma mostra diverse preferenze. America e Cina, in realtà,
stanno prendendo rischi sul lato dell’inflazione, la Germania qualcosina, ma
molto meno. L’America ha un mercato efficiente e potrà, nel caso perda il
controllo, riassorbire l’inflazione pur esportandola agli altri. La più fragile
Cina potrebbe implodere, ma essendo un sistema autoritario resisterà ed
esporterà la crisi fuori. L’eurozona rischia di importare ambedue le crisi,
pagandone il prezzo a favore degli altri, cioè stagnazione ed inflazione.
Pertanto l’eurozona ha il rischio comparativo maggiore nello scenario. Come
ridurlo? Parrebbe logico raccomandare un coordinamento G3 che fissi sia un
obiettivo di inflazione sostenibile sia di collaborazioni per la crescita
comune. Ma America e Cina mostrano di non accettare vincoli ai loro interessi
perchè l’Europa non usa la forza che ha. Cosa potrebbe fare? Per cominciare,
una bella svalutazione dell’euro contro dollaro e yuan comprando montagne del
primo. Cinesi ed americani verrebbero in ginocchio a “chiedere G3” per evitare
di farsi governare l’economia dall’esterno. Esagerazione, ma rende l’idea di
una Ue con le palle o in pericolo. Merkel?
Carlo Pelanda