Conviene agli evasori ed all’Italia l’adesione di massa alla scudo

 

Di Carlo Pelanda (20-10-2009)

 

 

I commenti relativi al nuovo scudo fiscale si sono finora concentrati sull’anomalia etico/giuridica e pericolosità funzionale della misura, con un’appendice sul disagio della Svizzera, oscurandone l’effetto di salvazione congiunturale dell’economia italiana. Prima di scenarizzarlo, tuttavia, la rubrica desidera esprimere un’opinione sulle ipotesi di impatto negativo dello scudo. Il timore della Banca d’Italia che questo incentivi di più future evasioni è strana. L’evasione è determinata dall’eccessivo carico fiscale che rende razionale, in un calcolo rischi-benefici, evadere. Fino a che le tasse non scenderanno chi potrà le autoridurrà, i capitali oscurati trasferiti ad Hong Kong la cui piazza è protetta dal potere imperiale cinese, non sfidabile da Ue, Ocse e Roma. La Svizzera sta soffrendo tale migrazione di capitali, il Canton Ticino di più per l’azione di Tremonti. Agli amici ticinesi, ma vale anche per i zurighesi, va ricordato che proprio il rubricante coordinò la stesura del Libro bianco del Cantone (Ticino 2015, 1997) dove si raccomandò l’evoluzione della locale piazza finanziaria dalla competitività per segreto a quella per efficienza, prevedendo l’attacco alla prima. Si prega di rileggere quel testo invece di lamentarsi contro Tremonti che sta servendo l’interesse dell’Italia in difficoltà.

Il governo, infatti, non ha potuto fare molto per attutire l’impatto della recessione e favorire la ripresa sia per il vincolo del debito che inibisce stimolazioni in deficit sia per il disordine del sistema politico che impedisce rapide riforme di efficienza del modello economico. Il rientro dei capitali “offshorati”, stimato tra gli 80 e 120 miliardi, equivarrà ad una stimolazione tra i 5 e gli 8 punti di Pil capace di dare un enorme impulso alla crescita e di risolvere parecchi problemi. Tra questi, oltre a circa 5 miliardi di gettito per coprirne il buco, quelli di ricapitalizzazione delle piccole imprese indebitate e con decrescente accesso al credito. Le banche italiane vedranno gonfiarsi i conti e così risolveranno i loro problemi. La popolazione abbiente ricostruirà il risparmio eroso dalla crisi e potrà alimentare con più cassa ed ottimismo la propria propensione al consumo, con beneficio nazionale diffuso. Nelle statistiche il debito privato si ridurrà bilanciando l’aumento di quello pubblico. In sintesi, lo scudo è in realtà una ricapitalizzazione d’emergenza ideata da un governo che altro non può fare per reagire alla recessione. Infatti lo scambio amnistia/cassa è stato molto ben fatto sul primo lato. La rubrica vede conveniente l’adesione e la raccomanda, in massa.

Carlo Pelanda