Per
l’interesse nazionale Belrusconi ha un valore geopolitico
molto maggiore di quello di Prodi
Di
Carlo Pelanda (4-3-2006)
Nel
circuito dei think tank
si sta valutando l’importanza geopolitica dell’Italia nel prossimo futuro.
Nel recente passato questa è stata notevole. Roma, scegliendo l’alleanza
attiva con l’America, ha isolato Francia e Germania e portato in maggioranza
l’Europa atlantica contro quella neutralista, mostrandosi così ago della
bilancia. Nel 2003 Israele, alla disperata ricerca di un partner europeo e
ritenendo che Francia, Regno Unito e Germania mai sarebbero potuto
esserlo, trovò che l’Italia di Berlusconi e Fini
potesse diventarlo. Ed usò la sua enorme influenza
nell’Occidente “che conta” per far trattare Roma come un Paese chiave,
importante. L’America, sia per il primo sia per il secondo motivo, infatti,
così fece. E l’Italia ha ricevuto vantaggi
concreti e di riconoscimento politico come non mai. Favoriti
anche dalla vittoria di Zapatero che tolse
la Spagna
dalla lista dei filoatlantici, dove Aznar
l’aveva portata quasi terza in competizione con Roma. In sintesi, fino
al 2005 l’Italia si è trovata terza potenza del “nucleo occidentale”. Ma
le condizioni che hanno favorito tale posizione stanno cambiando.
La Germania
guidata dalla Merkel,
pur nei vincoli posti dall’alleanza con i socialdemocratici, ha preso una
posizione decisamente atlantista. Ciò la rende
interlocutore privilegiato per Washington in quanto ha il potere di controllare
Parigi e minimizzare il rischio di divergenza tra Usa ed Ue.
Tale svolta ha tolto un po’ di importanza oggettiva
a Londra, di più a Roma. Inoltre il bilaterale tra Italia ed Israele, pur
restando ottimo, non ha dato quei risultati sul piano concreto che Gerusalemme
sperava, per mancata concludenza italiana. Per tali
motivi alcuni osservatori ritengono che l’Italia diventerà meno rilevante nel
nucleo occidentale. Questa rubrica pensa, invece, che Roma potrà mantenere un
certo ruolo di ago della bilancia perché: (a)
la Francia
ne ha bisogno per bilanciare il potere tedesco e
la Germania
per non farsi isolare; (b) Washington non potrà fidarsi pienamente di Berlino
e dovrà mantenere l’Italia in riserva, dando qualcosa; (c) Israele, pur un
po’ delusa, non può permettersi un’Italia ostile e ciò rafforza il punto
precedente. Ma se Prodi vincerà le elezioni non avrà
la forza politica per evitare l’esclusione dell’Italia dal nucleo
occidentale e quindi che Francia o Germania se la comprino. Se Berlusconi
restasse, America ed Israele sarebbero più
incentivate a tutelare Roma e ciò le permetterebbe di giocare tra Parigi e
Berlino prendendo vantaggi dall’una e dall’altra. Simpatico o antipatico, Berlusconi
vale più di quanto si pensi per l’interesse
nazionale.
Carlo Pelanda