L’Italia
sta tornando interessante per le banche d’affari, ma
Goldman non vede il business
Di
Carlo Pelanda (28-1-2006)
Qualcuno
di Goldman & Sachs,
nota banca d’affari, ha avvertito, in occasione del forum di Davos,
che all’Italia resteranno solo il buon cibo ed il
bel calcio perché tutto il resto verrà massacrato dai nuovi competitori cinesi
ed indiani. La notiziola è arrivata giovedì scorso sui tavoli del ristorante
dell’hotel Le Bristol, Parigi, dove uomini di finanza globale
si erano riuniti per gustarne il mitico melograno fumante con la scusa di
valutare congiuntamente i nuovi business europei. Con la battuta: i fessi
vanno in Asia i furbi tornano in Europa. Che ne chiamò
un’altra, tra le risate: evidentemente Goldman
chiuderà la sua attività in Italia perché non vede più affari lì, un
concorrente in meno. L’Italia, infatti, come
la Germania
, è sotto nuova attenzione da parte degli atelier finanziari più raffinati
perché si vede all’orizzonte una reazione vivace alla crisi competitiva. In
particolare, fino a poco fa gli imprenditori italiani non pensavano
alla Borsa per i vincoli che pone. Ma ora molti di questi si sono accorti che
possono reggere la concorrenza globale ed è loro
tornata la voglia di investire in espansione. In sintesi, ci sono tante piccole
imprese (sui 50 milioni di fatturato) alla caccia di capitale reperibile in modo
efficiente. Per le banche d’affari ciò è una novità eccitante
sia per le consulenze sia per i piazzamenti di azioni. Anche
per i fondi di venture capital perché il capitale entra solo dove può uscire,
la Borsa
appunto. Ma c’è un problema che proprio
questa rubrica, che sta curando la quotazione di un paio di tigri venete, è
stata chiamata a risolvere dagli amici banchieri e dei fondi. Le imprese
italiane sono molto piccole e non disposte a pagare il mezzo milione di
euro, più annessi e connessi, che una grande banca d’affari
tipicamente chiede per i servizi di consulenza, riordinamento e propulsione
utili alla preparazione per
la Borsa.
La
soluzione è semplice e remunerativa per tutti, spiace non poterla dire qui, ma
non può essere praticata da grandi unità rigide e
con inutilmente costosi apparati di funzionari. Forse per questo Goldman
& Sachs non si è accorta del fatto – il punto
dello scenario - che il sistema delle piccole imprese italiane, nei settori del
lusso e della tecnologia, più avanti del turismo e dei servizi avanzati, sta
reagendo con vitalità sorprendente alla sfida competitiva e che cerca banche
d’affari intelligenti. In Italia ce ne sono, da fuori ne stanno arrivando
parecchie, con ricca consulenza per chi scrive. La loro idea è che da noi
resterà qualcosa di più che cibo e calcio. Grazie Goldman
per aver lasciato più spazio ai concorrenti.
Carlo Pelanda