L’Europa indebolita sta restituendo la sovranità all’Italia ed è un grosso problema
Di Carlo Pelanda (21-2-2006)
Paolo
Mieli ha enfatizzato il punto più critico dello
scenario prospettico italiano, trattato più volte da questa rubrica.
Confrontiamo le due versioni. Scenario Mieli: l’Unione europea, persa forza
direzionale, non riuscirà più a governare dall’esterno l’Italia incapace
di riformarsi da sola. Pertanto, dobbiamo mettere in assoluta priorità la
costruzione di una capacità autordinativa. Lo
scenario Pelanda richiede la citazione di quello di
Beniamino Andreatta, con il quale il primo lavorò su questa materia dal 1989 al
1993. Il punto fu: potrà l’Italia governarsi da sola o dovrà cedere la
sovranità a Berlino e Parigi per mantenere ordine e stabilità interni?
Andreatta ritenne inevitabile la seconda alternativa.
Per esempio, fu così disperato da dire ad alti burocrati di aumentare la loro
inefficienza ritardante per limitare i devastanti eccessi di spesa in deficit
che il Parlamento votava allegramente. In sintesi, le “vere” élite
italiane di allora – Carli, Andreatta, Agnelli, Ciampi,
ecc. – vista l’imbecillità del sistema politico italiano, decisero
di trasferire la sovranità per salvare la nazione. Il trattato di Maastricht
permise una dignitosa cosmesi di tale cessione a Berlino e Parigi rivestendola di
europeismo. Pelanda non fu mai d’accordo su
questa soluzione, pur condividendo l’analisi, e presentò strategie diverse. Ma
nell’estate del
Carlo Pelanda