La Germania
riemerge, si sposta verso l’atlantico, ma senza scossoni, a parte un danno geopolitico
indiretto per l’Italia
Di
Carlo Pelanda (24-1-2006)
Dal
1998
la Germania
guidata da Schroeder non ha fatto una
propria autonoma politica estera. Si è limitata, per le grandi questioni, a
seguire Parigi. Con un solo punto poco chiaro: le spie che intercettavano le
telefonate tra Chirac ed il Cancelliere, dove il
primo dava ordini ed il
secondo diceva “fai tu, caro”, non capivano se fosse un codice o una
incredibile sudditanza psicologica. Non si sa, ma ciò confermò nei think
tank e nei governi la sensazione della passività
tedesca, contratti commerciali con
la Cina
a parte. Ma
ora Angela Merkel sta dando motivo agli scenaristi
per modificarla. Con un problema. L’essersi disabituati a studiare Berlino
li porta a sopravvalutare il possibile attivismo futuro della
Germania. C’è chi prevede il ritorno di Berlino alla politica di
potenza, la formazione di un asse
Washington/Berlino e la rottura di quello franco-tedesco, una politica meno
conciliante con Putin, ecc. Merkel
certamente ha l’intenzione di
prendere la leadership continentale, comprimere le ambizioni francesi ed
inglesi, diventare l’interlocutore europeo privilegiato di Washington -
questa felice di poter semplificare le relazioni con l’Europa riducendole ad
un bilaterale tra forti sul serio - facendo così tornare protagonista
la Germania
, comunque destinata per scala ad essere la potenza singola europea. Ma deve
tener conto, in quanto leader di un governo rosso/bianco, dei vincoli
antiamericani posti dall’elettorato socialdemocratico, del fatto che comunque
la Germania
dipende totalmente dalla Russia per l’energia. Inoltre il valore della
Germania per gli americani è quello di saper tener sotto controllo
Parigi. Cosa che ha portato Chirac a sottolineare
che Parigi è un potere nucleare, ovvero la possibilità di un accordo
franco-inglese, con cui Washington dovrebbe fare i conti, per il contenimento
delle pretese di Berlino. Infatti Merkel
è stata molto cauta con Chirac. In sintesi, sta
facendo riemergere
la Germania
spostandola sull’asse atlantico, ma senza scossoni. Che
infatti non sono prevedibili, eccetto uno a danno dell’Italia.
Nell’asse Parigi-Berlino il valore geopolitico
di Roma era quello di fare corpo con Londra per dividere l’Europa evitandone
l’orientamento antiatlantico. Nell’asse Berlino-Washington,
morbido che sia, e con Londra e Parigi interessate
a contenere Berlino, l’Italia non avrà alcun valore né per gli europei né
per gli americani. Soluzioni? Le aziende italiane che fanno business
influenzato dalla geopolitica dovranno comprare
qualcosa di consistente e “tedeschizzante”
anche in Germania per essere rilevanti in America e contare in Europa.
Carlo Pelanda