L’America
punta al potere spaziale singolo, l’Europa dovrà convincerla a renderlo bilaterale
Di
Carlo Pelanda (24-10-2006)
Ai primi di ottobre ha fatto rumore l’annuncio che la Casa bianca ha approvato una nuova politica spaziale, elaborata nel maggio 2005, che enfatizzava la negazione dell’orbita
a potenze ostili. I commenti italiani ed europei sono stati per lo più vaghi o
moralistici. Il problema realistico, invece, sarà quello di come inserire
l’Unione europea nel nuovo programma spaziale militare statunitense per ottener
vantaggi industriali e di sicurezza. Il punto: l’annuncio segnala
implicitamente che, esauriti gli obblighi multilaterali per la costruzione
della Stazione spaziale internazionale, nel 2010, poi l’America se ne andrà da sola nello spazio, potendolo fare e gli europei no. Già nel 2002 l’amministrazione Bush
definì la priorità e l’estensione della “superiorità spaziale”. Il dominio dell’orbita
assicura quello sul pianeta. Per controllare l’orbita bisogna anche dominare la Luna e oltre. Nel gennaio
2004 Bush, in un discorso alla NASA, presentò il
“nuovo corso”: vere astronavi e non solo shuttle, basi permanenti sulla Luna
tra il 2015 e 2020. Non è chiaro nella dottrina 2006 se la priorità sia quella di rafforzare la capacità orbitali dirette,
inibendo a cinesi e russi la possibilità di interferire, oppure quella
prospettica di mettere basi sulla Luna, ma alla fine le due cose andranno
assieme. Cambierà questa politica in caso di vittoria democratica nelle
presidenziali del 2008? Potrà essere attutita, ma difficilmente si tornerà alla
dottrina Clinton (1996) di gestione demilitarizzata e
multilaterale delle iniziative spaziali. La Russia è nuovamente divergente, la Cina
ha ambizioni cosmiche, l’occhio orbitale semplifica operazioni di difesa e
sicurezza di raggio globale. Quindi è molto probabile
che l’America destinerà risorse crescenti per l’estensione del suo potere
spaziale. Forse gli europei, inglesi a parte, non potranno entrare nel cuore
segreto del sistema (intelligence satellitare ed armi
ad energia), ma potranno partecipare al programma lunare e di costruzioni delle
cosmonavi. Che leve potranno essere eventualmente
usate? Soldi a parte, se la Ue appoggia gli Usa i secondi potranno evitare
le accuse di unilateralismo. Si tratta, in sintesi,
di scambiare consenso contro accesso. Ma per fare un’operazione strategica così
complicata la Ue dovrebbe dotarsi di un ufficio unico
per la politica spaziale militare/civile. Questa è la prima raccomandazione. La
seconda, per l’interesse italiano, è di valutare una possibile fusione
prospettica tra la italo-francese
Alenia spazio, Telespazio,
altre parti di Finmeccanica, e la divisione spaziale
della Boeing. Fantaindustria?
E’ ora.
Carlo Pelanda