Fino a che mancherà un modello olistico della Terra gli ecoscenari saranno inadeguati
Di Carlo Pelanda (2-11-2006)
Ecoscenaristica. Il rapporto Stern
assume che la causa principale del cambiamento climatico sia
dovuta alle emissioni. Poiché i danni economici
saranno devastanti, allora prima si eliminano tali emissioni e più potremo minimizzarli.
Tale logica ha alimentato il Trattato di Kyoto (1997)
ed è dai primi anni ’90 linguaggio ufficiale dell’Onu.
Ma è vecchia. Sta emergendo che il ciclo del Sole, le
variazioni orbitali della Terra e le eruzioni vulcaniche sono le cause preponderanti
dei cicli riscaldamento/glaciazione. Quindi è improbabile che riducendo le emissioni, pur utile farlo anche per la qualità
dell’aria, si possa impedire il cambiamento climatico. Non è la priorità. Il rapporto WWF segnala la rapida distruzione dell’ecosistema
e la conseguente crisi di sostenibilità degli umani. Ma assume che solo una configurazione del
sistema naturale sia substrato per la nostra esistenza, quella dove l’Uomo non
è incluso. In realtà la natura ha la capacità di adattarsi all’antropizzazione, né è prova quella prodotta dall’agricoltura
negli ultimi 10mila anni, ed è immensamente flessibile ad essere rielaborata. L’allarme
andrebbe calibrato non sul fatto che un bosco sia in crisi, ma sulla capacità o
meno di creare altri boschi. Ma il WWF non la
considera perché ha deificato la natura intesa come una specifica
configurazione della biosfera. Un errore di teologia che
vizia un’analisi per altro consistente. In sintesi, hanno fatto rumore sui
media due ecoscenari irrealistici. Quelli realistici,
per dare un’idea, dovrebbero definire, oggi, le giuste ecopriorità
e, domani, il
ridisegno del ciclo naturale affinché divenga adattabile a quello antropico
senza limitarne lo sviluppo. La priorità è la riduzione della vulnerabilità di
fronte a qualsiasi mutamento e non l’impedirlo con mezzi illusori. Per esempio, contro freddo e caldo estremi e forse
improvvisi: energia nucleare diffusa, città copribili, chiusura del ciclo delle
acque potabili e del cibo. La nuova ecostrategia, in
prospettiva, poi dovrà ridisegnare i sistemi vegetali ed animali in modo da
difendere la biodiversità sia
in caso di ecocatastrofi sia considerando una
maggiore antropizzazione del pianeta. Per farlo, sul piano scientifico e del
consenso (geo)politico, servirà una rappresentazione
sistemica completa del pianeta e della sua mutabilità, per cause interne ed
esterne, utile per le simulazioni di reingegnerizzazione:
HO.M.E (HOlistic
Model of Earth). Con tale strumento si potrà ri-terraformare
Carlo Pelanda