Il capitalismo vola comunque e dovunque

 

Di Carlo Pelanda (15-12-2001)

 

 

 L’economia del turismo e servizi collegati ha rilevanza globale non solo per il notevole volume ed effetto catena che induce, ma anche perché è uno dei mezzi più rapidi e semplici per il trasferimento di ricchezza dai paesi ricchi a quelli poveri. Un fondo finanziario non trova ancora motivi per investire in Giordania, ma il banchiere va volentieri a Petra. Il cammelliere che lo porta non ha bisogno di avere un master per chiudere il business. Bastano un po’ di inglese ed il collegamento con un’agenzia viaggi. Tali scambi permettono una capitalizzazione e modernizzazione iniziale dei poveri altrimenti impossibile. Molti temono che la crisi dei viaggi li ridurrà in quantità devastanti. In realtà i dati più recenti non mostrano una caduta duratura della domanda turistica nei Paesi avanzati. Tra paura di volare e sconti il pubblico preferisce i secondi. E i volumi dipenderanno più dai tempi di uscita dalla recessione che non da fattori emotivi, se non vi saranno altri attentati. In sintesi, la propensione alla mobilità dei “ricchi” è rimasta quella di sempre e tornerà a svilupparsi in pieno alla ripresa. Due altre cose sono cambiate e potrebbero portare gravi problemi. Le aviolinee hanno tagliato definitivamente o ridotto parecchi collegamenti nel globo perché, per lo più gestite malamente già prima, messe in crisi finanziaria dal picco negativo di settembre. Nei luoghi colpiti gli hotel offrono prezzi stracciati, ma l’aereo per arrivarci non c’è più o è molto scomodo. Prima che vi sia una riconnessione potrebbe passare un tempo più lungo di quello sostenibile. Ben più grave potrebbe essere l’effetto destabilizzante nei paesi islamici dove i turisti non vanno più per motivi di rischio, Egitto ed Indonesia i casi più delicati, luoghi santi già deserti da tempo. Ma per il primo problema si nota una rapida nascita di soluzioni charter e di nuove iniziative che potrebbero riempire le rotte abbandonate dalle grandi compagnie. Il secondo, pur irrisolvibile in alcuni luoghi, potrebbe essere meno esteso. Per esempio, il Dubai sta riuscendo a mantenere i 200mila turisti russi (raccolti da quasi 600 operatori) che lo hanno visitato nel 2000 grazie a viaggi scontati e, soprattutto, buona mercanzia da rivendere a casa. Il 4 dicembre ha ripreso a funzionare da Kabul la compagnia aerea Ariana, pur con soli due Antonov 24 risparmiati dai bombardamenti. Certamente prenotatissimi nel prossimo futuro dai tanti emigrati afgani desiderosi di rivedere i parenti o di investire in patria i risparmi. C’è un trend sottostante in questi eventi? Sì, niente ferma il capitalismo. Provare il pacchetto “Vietnam Adventures” per crederci.