La burocratizzazione della sicurezza ha favorito il terrorismo. L’America lo ha capito, il resto della Nato dovrebbe   

 

Di Carlo Pelanda (15-9-2001)

 

 

 

Burovulnerabilità. Lunedì 10 settembre il ministro della difesa Rumsfeld dichiarò (testuale) “guerra” alla burocrazia che ritarda il rinnovamento delle risorse militari statunitensi. Profetico, per analogia: martedì 11 l’America ha subito un attacco non contrastato a causa di una degenerazione burocratica dei sistemi di sicurezza. Per esempio, molti si sono chiesti perché la Cia e altre agenzie non abbiano infiltrato operativi nel gruppo terroristico. Il punto è che non ci hanno nemmeno provato per vincoli legali. Anni fa fu stabilito che non si deve finanziare con denaro pubblico la penetrazione di organizzazioni che violano i diritti umani perché l’agente avrebbe dovuto compiere crimini conseguenti, ovviamente, per difendere la propria copertura. Qui “burocrazia” vuol dire che è prevalsa la paura di critiche moraleggianti su quella di limitare l’operatività. Anche per motivi simili è stata data una fiducia eccessiva alla pulita, ma limitata, intelligence elettronica (elint, sigint) a scapito della più efficace, ma sporca, azione con persone (humint). Ciò  non ha incentivato gli agenti segreti ad adattarsi alle nuove sfide e ha favorito indirettamente, ma sostanzialmente, i terroristi. Altro esempio. I registi dell’attentato non sono stati, evidentemente, dissuasi in precedenza. Comprensibile, l’amministrazione Clinton trattò il terrorismo come  una materia legale dipendente dal principio di certezza invece che da quello di realtà, burocratizzandola: stabilì che i terroristi sono criminali privati da perseguire come tali. Ma nei fatti, a parte rarissimi casi, costoro lavorano per Stati che li affittano, come nel caso di Osama Bin Laden. Senza un chiarimento che la “responsabilità prevalente” è sempre di  Stati, quelli cattivi sentono di poter ricorrere impunemente al “leasing” terroristico oppure, se buoni, di non doverlo contrastare duramente. Infatti, quando Clinton dovette rispondere a due attentati pesanti spedì dei missili contro presunti luoghi collegati con i terroristi, in Sudan ed Afghanistan, non contro le capitali, pur noto il loro coinvolgimento. Se fossero state bombardate e i regimi rimossi, lo Stato che forse è dietro al recentissimo attentato ci avrebbe pensato due volte prima di agire. Scenario? Questa volta semplicissimo e netto, per l’America. Il bagno di sangue ha lavato in un sol giorno almeno un decennio di concetti irrealistici del tipo detto. Si andrà direttamente sugli Stati, i servizi segreti avranno piena libertà, accelerazione delle innovazioni militari. Meno chiaro è se gli altri Paesi della Nato rifletteranno sulla loro molto più incrostata burovulnerabilità in materia. Dovrebbero, in fretta.