Dare più tempo e comprensione a Londra


Di Carlo Pelanda (27-6-2016)


La giusta formula per rassicurare i mercati è avviare gli eventuali negoziati per il distacco del Regno Unito dall’Ue solo quando sarà concordata la sua ri-associazione al sistema europeo sul piano economico e commerciale. Non sembri strano il termine “eventuali”. Il referendum britannico ha un valore solo consultivo e non obbliga formalmente il governo britannico ad avviare le procedure di distacco dall’Ue. Infatti, fa parte della giusta formula anche il concedere tempo a Londra affinché trovi un modo per aggiustare un risultato referendario che destabilizza il Regno Unito sia riaccendendo l’indipendentismo della Scozia che vuole restare nell’Ue, opzione a cui sta pensando anche l’Irlanda del Nord, sia inducendo l’abbandono di industrie e banche. I modi sono tre: ripetere il referendum, cosa chiesta da più di tre milioni di persone via internet, indire elezioni dove i partiti concorrenti s’impegnano a restare nell’Ue o fare la stessa cosa con la maggioranza parlamentare corrente. La politica britannica ci sta pensando e più tempo serve a trovare una soluzione, motivo per il quale Cameron ha rinviato a ottobre le dimissioni. Se tra qualche settimana risultassero infattibili o un nuovo referendum oppure una correzione politica della Brexit, allora Londra dovrebbe avviare subito un negoziato di ri-associazione economica che renderebbe il distacco dalla Ue solo politico, per altro già avvenuto quando Cameron ottenne da Bruxelles nel febbraio scorso il diritto di non aderire al progetto unionista europeo. Il Trattato di Lisbona impone prima il divorzio e poi l’eventuale ri-associazione. Ma un voto del Consiglio europeo, cioè dei governi, può superare tale regola e invertire l’ordine temporale. In sintesi: bisogna dare tempo a Londra, evitando pressioni per accelerare il distacco, linguaggi punitivi e manifestando una posizione comprensiva e amichevole. Venerdì la prima reazione dell’Ue è stata, esattamente, il contrario, motivata dall’idea di punire Londra per dissuadere altri europei a tentare scissioni. Il mercato ha reagito male più per questa dimostrazione di irriflessività che per la Brexit di per sé. Sabato scorso Merkel, infatti, ha dovuto smentire tale posizione, in particolare Junker e Hollande. Ciò fa sperare che la posizione europea diventi più razionale e si avvicini alla giusta formula ristabilizzante qui detta, anche speranza per una Ue, Eurozona e uno spazio economico europeo connesso più elastici e capaci di offrire un posto comodo per tutte le nazioni.

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