All’economia serve di più


Di Carlo Pelanda (12-9-2016)


Le nuove misure stimolative annunciate dal governo potranno aumentare la crescita, ora prevista a zero nei prossimi mesi e poco più, forse, nel 2017? La riduzione delle tasse per le imprese dal 27,5 al 24% va verso la giusta direzione, ma tanti altri costi burocratici e fiscali a carico delle aziende resteranno elevati rendendo tale stimolo modesto. Un impulso maggiore potrebbe venire dalle misure fiscali a favore delle “partite Iva” e delle società di persone, cioè per il vasto mondo della microimpresa e degli artigiani. Gli incentivi fiscali per l’innovazione dei processi industriali sono un buon segnale, ma le decisioni di un’impresa per investire in nuove capacità tecnologiche dipendono da tanti altri fattori che restano sfavorevoli, per esempio la piccola scala del mercato dei capitali italiano che rende insufficiente il finanziamento degli investimenti in innovazione. Senza una gran massa di fondi d’investimento e di credito specializzati, senza facilitazioni semplificanti per la quotazione in Borsa, in particolare sul segmento “Aim” per le piccole imprese, ecc., il sistema industriale farà fatica a trovare i capitali specifici, considerando che non sono oggetto di credito bancario tipico. Il governo, meritoriamente, già nel 2015 ha permesso l’attività in Italia di fondi di credito non bancari, ma non ha ancora facilitato il riempimento di tali fondi con capitale gestito dai fondi pensione, casse, assicurazioni, ecc. Così la massa di risparmio italiano, tra le maggiori nel pianeta, continua a volare all’estero invece che finanziare l’economia italiana. Grandi progetti infrastrutturali con denaro pubblico integrato da quello privato sarebbero lo stimolo più forte e rapido. Ma i limiti di bilancio e, appunto, l’insufficienza di fondi infrastrutturali privati fanno prevedere un basso o comunque lento effetto stimolativo. In sintesi, il governo non sta facendo male, ma l’effetto sistemico sarà poco. Infatti, il maggior impulso alla crescita, non ancora rilevato dalle statistiche normali, sta arrivando dalla politica monetaria espansiva della Bce che, finalmente, comincia a essere trasmessa all’economia reale. L’Italia galleggerà. Ma il programma della Bce, che oltre ai benefici sta creando distorsioni finanziarie insostenibili, potrebbe finire nella primavera del 2017. In tale scenario, dove riesploderebbe il problema del debito perché non più garantito dalla Bce, il governo dovrebbe tentare una riparazione più veloce del sistema bancario, superfacilitazioni per ingrandire il mercato dei capitali e misure fiscali molto più incisive.

www.carlopelanda.com