In vista lo sblocco del credito


Di Carlo Pelanda (1-2-2016)

La scorsa settimana è stata finalmente avviata la soluzione della “questione bancaria”, ma resta ancora molto da fare per completarla. La priorità è bloccare l’immagine del tutto falsa che le banche italiane abbiano problemi strutturali, fatta circolare o per superficialità o per disegno da media stranieri. Parecchi sospettano l’intenzione di generare sfiducia sugli istituti italiani allo scopo di convincere i depositanti a spostare capitali all’estero. Inoltre, sospettano che l’errore comunicativo della vigilanza Bce che ha evocato l’idea di un fabbisogno aggiuntivo di capitalizzazione del sistema bancario italiano sia stato una tattica per ammorbidire le posizioni del governo italiano contro le regole europee. Ma che si tratti di errori o disegno, la soluzione è la medesima: mostrare bene sia la realtà che conferma la solidità del sistema sia nuove misure che la rafforzino, nonché specificare esattamente il problema. Al riguardo dei crediti deteriorati, il cui calcolo più aggiornato li stima in 360 miliardi, conseguenza di circa 90mila fallimenti dal 2008 in poi, il problema non è che questa massa possa destabilizzare gli istituti, ma un altro: il capitale richiesto per la copertura dei crediti a rischio è sottratto agli impieghi. Potrebbero essere circa 180 miliardi, considerando che la massa deteriorata è stata già svalutata nei bilanci di quasi la metà. La soluzione è trovare un modo che permetta alle banche di vendere tali crediti incerti, a un prezzo equo, per liberare il capitale di copertura, appunto, impiegandolo per crediti a imprese e famiglie. La scorsa settimana il governo ha concordato con la Commissione un modo che permetterà allo Stato di emettere garanzie (gacs) sulla trasformazione di pacchetti di questa massa creditizia in obbligazioni vendibili, nel vincolo di prezzi di mercato che evitino l’imputazione di aiuto di Stato. Il meccanismo è complicato, ma va annotato in positivo che una prima soluzione concreta è in costruzione. Ce ne vorranno altre “laterali” per aiutare lo smaltimento della massa contaminata e per evitare che se ne formi altra: nuova legge fallimentare che permetta all’azienda insolvente di poter continuare più fluidamente l’attività e così ripagare i debiti, rimodulati nel tempo; favorire un mercato delle cartolarizzazioni che aumenti la platea di compratori di obbligazioni con sottostante il rendimento di crediti incerti; ecc. La buona notizia è che il governo appare consapevole che siano necessarie soluzioni sistemiche e non solo settoriali al problema. Quella non bella è che ci vorrà parecchio tempo per attuarle.

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