L’emergenza sarà
risolta ma l’incertezza durerà
Di Carlo Pelanda (10-5-2010)
Per la maggior parte
dei lettori non è facile capire quale sia la crisi dell’euro, e le possibili
soluzioni, anche perché i governi e molti commentatori sostengono l’idea che la
peste sia causata da untori, cioè da avidi e potenti speculatori che assaltano
l’europaradiso. Un po’ di fenomeni speculativi sono
visibili, ma le masse finanziarie in moto negativo verso l’eurosistema
sono di tale entità da rendere irrealistico pensare che siano mosse da complotti. La verità è
un'altra e la ha fatta intendere Trichet, Presidente
della Bce – per altro l’unico ente capace di risolvere l’emergenza nel breve
- quando ha usato il termine “crisi
sistemica”.
Il mercato, semplificando, si è accorto che
l’euro applicato ad economie nazionali sia forti sia deboli non può essere
retto dalle seconde . Il problema è noto e discusso da sempre, per un decennio
è rimasto nascosto sia per volontà politica sia perché le situazioni non lo
rendevano evidente, ma ora è esploso perché la crisi 2008/09 ha differenziato vistosamente
le condizioni di salute economica e di finanza pubblica entro l’Eurozona. Prima
con il caso spettacolare della Grecia, economia debole e disordinata. Poi
questo ha acceso un faro su Spagna e
Portogallo che, pur ordinati, hanno una struttura economica fragilissima. Per
riaggiustarsi questi Paesi dovrebbero svalutare la moneta per conquistare più
crescita. Ma la partecipazione all’euro glielo impedisce e li condanna
all’impoverimento della società per restarci e per ripagare il debito. O ad
uscirne e dichiarare l’insolvenza. Il
mercato ha registrato questo fatto chiedendo premi stratosferici per
rifinanziare i debiti delle euronazioni deboli,
vendendo i titoli azionari delle banche che hanno in pancia titoli di debito
sovrano a rischio di insolvenza e vendendo euro considerando una probabilità
crescente di sua dissoluzione. Appunto, una “crisi sistemica”. Per questo i
governi si sono riuniti a Bruxelles consapevoli di essere ad un centimetro
dalla catastrofe e disposti a fare di tutto per evitarla. Per questo sono state
decise misure fuori dall’ordinario. Basteranno? Nel breve termine il mercato
vuole essere certo che i debiti verranno ripagati. L’unico modo per
riassicurarlo è che la Bce compri i titoli, cosa vietata dai trattati, ma non
c’è altro da fare. Tuttavia, nel caso il mercato si tranquillizzi, non basterà.
Sarà anche necessario provare che le nazioni deboli possono restare nell’euro
senza impoverimenti tali da indurre rivolte popolari. Gli eurogoverni si
sono impegnati a rafforzare le regole europee in modo che le singole nazioni
siano obbligate con più forza a raggiungere ed a mantenere l’ordine contabile.
Questa impostazione dimostra l’influenza del concetto tedesco di ordine
economico ed implica che ogni nazione dell’Eurozona divenga simile alla
Germania. Difficile e non necessariamente auspicabile. Un governo economico
integrato dell’economia europea potrà essere soluzione migliore? Implica il
trasferimento di risorse dai forti ai deboli, come l’Italia ha fatto per il Sud
per capirci, e non è certo che i tedeschi lo accetteranno e che possa essere
una soluzione efficace. Per questo, pur probabile la soluzione della crisi di
contingenza, resterà a lungo l’incertezza sulla tenuta dell’Eurozona. Gli
esperti hanno difficoltà nel capire come riparare l’enorme errore di un eurosistema mal costruito, i politici spaventati sia dalla
possibilità di sua dissoluzione sia dalle misure impopolari che dovranno prendere
per tenerlo in piedi. Comunque ce la faremo anche se sarebbe disonesto scrivere
che c’è un’idea esatta sul come.