Il
tesoretto c’è ma resta congelato per ingovernabilità
Di
Carlo Pelanda (19-3-2007)
Un ministro
dell’Economia non può dichiarare che le cose vanno bene, che ci sono parecchi
soldi in cassa, ma “aspettiamo e vediamo” prima di decidere una politica economica
come fatto recentemente da Padoa Schioppa. Non può farlo, in particolare, uno
che dovrebbe governare un’Italia con seri problemi di debito e deficit, sul
piano della politica di bilancio, e di modernizzazione competitiva su quello
delle regole per l’economia reale. Forse non è chiara la situazione?
Concediamo
che sia poco chiaro lo scenario relativo alla crescita. Le istituzioni
internazionali, con qualche eccezione, la Bce e la Commissione europea vedono un 2007 roseo in cui
la crescita del mercato globale, e quella
della Germania che tira direttamente la nostra, sono buone. Le
previsioni, infatti, annunciano un aumento tendenziale del Pil italiano attorno
al 2% ed un deficit di bilancio sul 2,3%, entro i parametri europei. Questi i
dati ufficiali. Ma gli uffici studi stanno registrando un rapido deterioramento
delle prospettive di crescita. Qualcosa non va in Germania (consumi). La Cina sta tentando di frenare
la crescita economica bollente attraverso restrizioni finanziarie. L’economia
americana è in fase di rallentamento. La produzione industriale italiana è
caduta di recente ed i consumi sono piatti. C’è quindi il rischio di una
crescita minore di quanto previsto per il 2007 e di qualche guaio per quella
nel 2008. Ancora non si sa,. Ma è questo un buon motivo per far posporre ad un
governo le decisioni di politica economica? Certamente no. Al contrario,
l’incertezza sullo scenario sarebbe un buon motivo per contenere la spesa
pubblica e per accelerare le riforme di efficienza competitiva in modo da stimolare
il più possibile l’economia interna. Quindi Padoa Schioppa non sta rimandando
le decisioni in attesa di informazioni più precise, ma perché non c’è consenso
sul da farsi all’interno della maggioranza. Questo è un grave problema di
ingovernabilità che la stampa, stranamente, non mette in luce. Altrettanto
grave è la ritrosia del governo nel comunicare il vero stato della finanza
pubblica. Nel 2006 il gettito è stato di circa 38 miliardi superiore alle
previsioni del 2005, un’enormità. Ma proprio in un anno così favorevole per
l’economia e per il bilancio il governo decise di alzare di ben due punti la
pressione fiscale. Anche su questo punto la stampa non ha incalzato i politici
chiedendo loro perché mai avessero alzato le tasse, oltre che tariffe ed altri
costi per le famiglie, in un momento in cui non ce ne era bisogno. Perfino si
sarebbero potuto abbassare senza mettere a rischio i conti pubblici, ovviamente
contenendo l’aumento della spesa pubblica. Un evento del genere è da storia
dell’economia: un governo alza le tasse nel momento in cui incassa una marea di
denari dalle tasse stesse. Surreale. E lo è ancor di più la comunicazione
recente che i dati di gettito per il 2007 promettono bene, ma non si sa ancora
se sarà possibile ridurre le tasse. Uno potrebbe pensare: forse hanno deciso di
portare a zero il deficit per rafforzare la credibilità finanziaria dell’Italia
in Europa. Non è così perché il deficit resterà comunque alto. La verità è che
c’è un “tesoretto” di soldi in più – il
governo dice di 8 miliardi, ma in realtà potrebbero essere dai 15 ai 20 - che Padoa Schioppa tiene in riserva senza
voler decidere come impiegarlo. Possiamo comprendere che tema di svelarlo
perché ha paura dell’assalto alla diligenza. Ma è inaccettabile che si tolgano risorse
alla nazione perché la politica non sa come usarle: il tesoretto sono soldi
nostri, non dei politici.