India
nuovo attore globale
Di
Carlo Pelanda (12-2-2007)
L’economia
italiana e quella europea stanno crescendo senza che vi sia un “traino” interno
dovuto a qualche riforma di efficienza di particolare rilevanza. Anzi, la Finanziaria, per
stessa ammissione del governo, ha generato un impatto sulla crescita possibile
nel 2007 di circa il meno 0,3%, forse lo 0,5. In ogni caso l’economia sta
crescendo al punto da far temere a Draghi un rischio di inflazione. Come mai?
E’ molto forte il “traino esterno” alla nostra crescita prodotto da quella
stellare di Cina ed India. Questa è la novità - già ben nota agli specialisti
da anni, ma non ancora evidente al grande pubblico - nel mercato globale: l’India si aggiunge alla
Cina come locomotiva economica mondiale.
Con un po’ di
ritardo in relazione ad altre nazioni esportatrici, per esempio la Germania, se ne accorta
anche l’Italia. Ma sta rimontando in fretta. Prodi ha condotto una visita di
più giorni in parecchie città indiane di una delegazione fatta da centinaia di
imprenditori. La relazione bilaterale tra Roma e New Dehli, mai particolarmente
intensa, è stata inquadrata per aumentare gli scambi commerciali reciproci.
Dove l’Italia è solo al 38° posto nella classifica dei Paesi che lì esportano e
nell’interscambio entrano più merci indiane in Italia che viceversa. D’ora in
poi questa situazione migliorerà per noi. L’India importerà, semplificando, più
macchinari industriali italiani per costruire capacità proprie di sviluppo.
Molte aziende italiane stanno stringendo accordi di partenariato strategico con
quelle indiane, l’accordo più noto quello tra Fiat e Tata. In questi
accelerazione ed aumento delle relazioni economiche non c’è solo la motivazione
di cogliere l’opportunità di un’economia emergente, ma anche la nuova
consapevolezza dei rischi della Cina. Pechino ha appena comunicato che non
riesce a contenere una crescita eccessiva che quasi certamente creerà una bolla
che poi imploderà Lo sviluppo cinese sta costruendo “sovracapacità” che poi
potrebbero non essere riempite da “vero” capitale e non è trainato dalla
tecnologia, ma dallo sfruttamento di un eccesso di competitività sleale.
L’India è una democrazia, il suo sviluppo è molto trainato dalla tecnologia. In
sintesi, l’India cresce un po’ di meno della Cina, ma la crescita è più solida.
In particolare, lo Stato di diritto in India genera tutele nei contratti
commerciali che in Cina sono più vaghi. Molti sono stati i casi dove un
costruttore europeo o americano ha iniziato operazioni in Cina, con un partner locale,
e poi ha visto il suo prodotto sul mercato con un nome diverso. Ma il business
si sta spostando dalla Cina all’India anche per un motivo geopolitico. L’India,
appunto, è una democrazia e gli Stati Uniti la stanno incentivando in tutti i
modi ad entrare nel perimetro dell’Occidente in modo da farla diventare un
contrappeso al potere cinese in Asia. La politica indiana, a destra, è molto
nazionalista e, a sinistra, incline a mantenere il “non allineamento”. Infatti
nelle espressioni aperte non sentirete alcun consenso per il reclutamento entro
l’Occidente. Sentirete, invece, espressioni del tipo: l’India sarà nel futuro
una potenza mondiale, come appena dichiarato dal premier Singh. Ma in realtà
l’India è sempre di più un partner strategico dell’Occidente. Ed è proprio
questo fatto, ovviamente nascosto alle cronache, che ha creato l’accelerazione
dell’accesso dell’economia indiana al mercato globale. Chi vuole approfondire
veda www.lagrandealleanza.it. In
sintesi, c’è molta politica sotto il boom indiano, ma proprio per questo è
solido.
www.carlopelanda.com