La New economy volerà
ancora ma va protetta: ecco come
Di Carlo Pelanda (12-4-2000)
Adesso cerchiamo di non esagerare nel senso opposto. Da una parte è benvenuta e razionale la correzione al ribasso dei titoli Internet e telecomunicazioni in corso nelle Borse sia americane che europee. Molti di questi erano – e parecchi restano ancora – “in bolla”. Dall’altra, non sarebbe per nulla giustificato essere pessimisti sulla crescita futura, reale e finanziaria, di tale settore. Resterà per qualche anno il più dinamico in assoluto, almeno fino a che non giungeranno a maturazione le novità della rivoluzione biotecnologica e, successivamente, quella della robotica e dell’intelligenza artificiale. Che, comunque, si integreranno con la piattaforma di connettività globale ora in costruzione. Entro poco tempo passeremo dalle centinaia di milioni attuali di persone e soggetti commerciali connessi in rete ai miliardi di utenti. In tale velocissimo sviluppo ci sarà spazio per molte più aziende Internet (e relativi servizi) di quante ne esistano ora. Quindi è giusto essere selettivi, ma sarebbe troppo restrittivo valutare tale settore come se fosse già maturo e non emergente e vitale quale è. Inoltre tutte le imprese dei settori tradizionali utilizzeranno la rete per le loro operazioni, rinnovando ed aumentando potenziale di efficienza e remunerazione per gli azionisti. In sintesi, è impossibile prevedere in dettaglio cosa succederà, ma le probabilità sono del tutto a favore di un futuro espansivo del comparto tecnologico. Sulla base di tale scenario di fondo non sarebbe razionale essere pessimisti. Tuttavia, proprio in questa fase degli andamenti del mercato, la spinta iniziale della rivoluzione tecnologica sta correndo un grosso rischio che va capito e ridotto con tempestività
In Europa ci sono circa un migliaio di
aziende Internet e dintorni (parecchie decine in Italia) pronte a quotarsi. In
America molte di più. Una crisi di sfiducia degli investitori sul settore
potrebbe diventare fatale nel momento delicato dello svezzamento del bambino. E
il clima che si nota in questi giorni potrebbe crearla, a spirale. Vanno quindi
rimossi i motivi che hanno creato il problema. Questi possono essere
sintetizzabili come eccessi speculativi
sui titoli Internet che hanno generato un bolla destinata a sgonfiarsi,
deludendo i molti risparmiatori rimasti scottati e spaventando un po’ tutti.
Cosa bisogna evitare? Per prima cosa che le banche di investimento che
accompagnano in Borsa le nuove imprese (ed i manager delle stesse) non tentino
di massimizzare oltre misura la raccolta dei capitali in fase di quotazione
iniziale. Il meccanismo perverso è il seguente. I risparmiatori percepiscono,
correttamente, che il settore tecnologico ha un grande potenziale di sviluppo
futuro. Si precipitano su ogni nuova offerta in misura da venti a quaranta
volte superiore al numero di azioni disponibili. Queste schizzano verso l’alto
nei giorni precedenti la quotazione, sforando qualsiasi parametro realistico.
Le banche “adviser” ed i manager dovrebbero avere la saggezza, ed il rigore, di
calmierare i prezzi iniziali per evitare la bolla e il suo inevitabile
successivo sgonfiamento. Che getta nel discredito le aziende come successo
recentemente a Lastminute.com – Londra – ed a World Online – Amsterdam -, nel
secondo caso perfino con l’amministratore delegato che si era venduta le azioni in anticipo (ben il 6,4% del
totale) speculando sull’effetto bolla. Da non crederci. Questi giochini non vanno più fatti perché portano a
fallimenti ed alla sfiducia generale. Per evitarli è necessario, oltre che
premere per una più efficace autoregolazione deontologica del mercato, anche un
più forte controllo da parte delle autorità borsistiche. In America funziona
abbastanza bene e, pur con molto lavoro ancora da fare, possiamo ben sperare.
In Europa siamo ancora lontani, soprattutto al riguardo della regolazione dei
“Nuovi mercati”. Questi, proprio per attirare concorrenzialmente nuove
quotazioni, hanno rilassato i controlli di accesso. E’ una strategia suicida
perché stimola l’offerta di bidoni. Poi vanno ben regolati i vincoli di
comportamento dei titoli azionari. Per esempio, l’appena – e frettolosamente
nato - “Nuevo mercado” – Madrid -
permette oscillazioni in basso ed in alto del 25% di un’azione prima di
sospendere il titolo. E’ un raggio troppo ampio che incentiva la volatilità e
favorisce speculazioni opache. Va ristretto. Soprattutto, ci dovrebbe essere
un’unica autorità europea per regolare tutte le Borse continentali in modo
rigoroso e credibile, tipo la Security Exchange Commission (Sec) statunitense.
Questi interventi, sia sul piano istituzionale che in termini di richiamo dei
soggetti finanziari alla deontologia professionale, sono urgentissimi,
particolarmente in ambiente europeo, per incanalare la crescita del settore
tecnologico in modo tale che eviti sia le inondazioni sia le siccità. Speriamo
che lo capiscano in tempo.