25/09/2010

Caro professor Pelanda, spero voglia dare ospitalità a questa mia lettera. Non parlo di temi economici come altri amici del suo sito, perchè non sono un esperto e mi limito a leggere le opinioni di persone competenti in materia come lei.
Io da giornalista pubblicista seguo più la politica e le sue continue evoluzioni. Ora sto seguendo giorno dopo giorno la vicenda di Montecarlo e i risvolti che questa può avere sul governo e sulla stasbilità istituzionale.
Con stima.
Americo Mascarucci 

E’ tornato Annozero, è tornato Michele Santoro e con lui tutta l’inseparabile truppa, da Travaglio, a Vauro, da Formigli a Ruotolo e compagnia cantante.
Santoro ha attaccato il direttore generale della Rai Mauro Masi dichiarando, ad inizio trasmissione, che lui, delle circolari aziendali, se ne frega. Il programma lo fa come gli pare e piace e nessuno, ai piani alti, deve permettersi di criticarlo. Non avendo garantito già dalla prima puntata il minimo pluralismo come stabilito nella circolare di Masi, ora dovrebbe almeno essere censurato.
Se sarà in qualche maniera richiamato all’ordine, ci verrà riproposto puntualmente il solito repertorio sul martire perseguitato, con i soliti trombettieri della sinistra pronti ad intonare cori di protesta contro Masi ed elogi a squarciagola per il garante supremo della libertà di stampa (naturalmente antiberlusconiana).
Il santorismo è questo, da sempre, è antiberlusconismo allo stato puro tranne il periodo in cui, anche Michele, accettava di buon grado i quattrini del Cavaliere lavorando a mediaste.
Solo che, stavolta, probabilmente a difendere il ‘martire’ non ci saranno solo i Di Pietro, i Grillo, i Vendola, i Ferrero, i Gentiloni ecc. ma sicuramente in prima linea troveremo il neo santoriano (o santorista) Italo Bocchino, quello che vorrebbe imporre il bavaglio al direttore del Tg1 Augusto Minzolini vietandogli di esprimere, tramite editoriale, i suoi commenti. E insieme a Bocchino ci saranno sicuramente l’inseparabile compagno di viaggio Fabio Granata, e il dispensatore di ‘Caffeina’ Filippo Rossi (per chi non lo sapesse Caffeina è una rassegna culturale che il buon Rossi organizza ogni estate a Viterbo dove partecipano intellettuali rigorosamente di sinistra e il più possibile antiberlusconiani).
Si, ci saranno anche loro a difendere l’amico Michele che due sere fa ha concesso a Bocchino la prima serata per sostenere, senza alcun contraddittorio, che la lettera del ministro di S. Lucia (dove si sostiene che Giancarlo Tulliani fratello di Elisabetta compagna del presidente della Camera Gianfranco Fini è il titolare della società off-shore che ha acquistato l’appartamento di Montecarlo che era di An), è una bufala  colossale (mentre il governo caraibico ne confermava l’autenticità al Fatto di Travaglio) e per sputare veleno contro i giornalisti che fanno il loro mestiere.
Ritengo che Feltri abbia commesso un gravissimo errore per ciò che riguarda il ben noto “Caso Boffo”. Prima di sputtanare l’ex direttore di Avvenire avrebbe dovuto verificare accuratamente l’autenticità dei documenti in suo possesso. Ha sbagliato e lo ha ammesso lui stesso.
Ma, partendo dal “Caso Boffo” non si può bollare come falsa ogni inchiesta giornalistica portata avanti da “Il Giornale” così come non si può parlare di “metodo Boffo” di fronte ad una vicenda, la casa di Montecarlo, sulla quale giorno dopo giorno emergono nuovi risvolti per altro ripresi e rilanciati da tutti i giornali, di destra, di sinistra e di centro. E mi rifiuto di credere che i giornalisti de Il Giornale, di Libero, de Il Tempo agiscano su mandato di Berlusconi per punire Fini di aver dato vita ad un’opposizione interna al Pdl. Non lo credo, non lo penso e provo pena per chi, come Bocchino, Granata, Raisi e l’intellettuale Rossi che troppa caffeina sta rendendo nervoso, si ostina impunemente a sostenere questa tesi. E provo pena anche per Fini, ridotto a chiedere il “soccorso rosso” di Santoro. Caro presidente della Camera, ricordo ancora un suo comizio al cinema Azzurro di Viterbo in occasione delle politiche del 2001. Su quel palco tuonò contro Santoro e il suo programma (si chiamava all’epoca Raggio Verde), appellandosi agli italiani e invitandoli a non guardare la televisione il giovedì sera per evitare di imbattersi nel teletribuno. All’epoca Santoro, Travaglio, Luttazzi, Fabio Fazio erano per Fini, Bocchino e compagni “la vergogna del servizio pubblico”. Oggi sono i loro idoli. Ad iniziare dal più rosso di tutti, il vignettista Vauro, ospite a Viterbo del salotto di Filippo Rossi e anche lui sempre ben disposto a fare abuso di caffeina.
Americo Mascarucci - Viterbo