20/10/2011

 

Una finanza straordinaria senza keynes ?

Caro prof. Pelanda,

oggi le news sono tutte incentrate sull'eco della posizione di Giavazzi sul Corsera del 18 c.m. a proposito dei monopoli e del ruolo di Confindustria.
A prescindere da questa polemica , il decreto sviluppo con risorse scarse ( sul Corsera del 10 ottobre u.s. il premier avanza questa tragica realtà!) , pone non pochi interrogativi sul come uscire dalla crisi per sviluppare la crescita ,che ovviamente è opera titanica da sviluppare solo per decreto! Ma incentivare liberalizzazioni ( quelle vere: ad es. nei trasporti locali o nel settore energetico ) ,dopo le lenzuolate delle liberalizzazioni vere e false degli anni scorsi, è compito non facile ma ineludibile in questo momento straordinario. Un mio amico diceva che è nella crisi che si creano le opportunità citando il famoso Einstein ("E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie") ed invero questa crisi può diventare un' occasione per rilanciare un'idea di sviluppo diversa ( abbandonando l'idea delle "magnifiche sorti progressive "), che ,facendo tesoro degli errori del passato ( come la finanza dei derivati in USA), ponga le premesse per un modo di guardare l'economia non come un edificio senza finestre ( e quindi inutile : quasi una comunicazione " ansiogena",come lei apostrofava le politiche per superare la crisi su Il Foglio del 18 c.m.)
Infatti chi può abitare in una casa "chiusa" e senza finestre ??
Per tornare all'immagine del papa Benedetto XVI nel suo intervento al Bundestag, ,l'analisi della crisi non può prescindere da una lettura della realtà positiva, con "finestre aperte" ove circola l'aria buona, che è quella che si tenta rintracciare
per dar fiato all'economia!
Fuor di metafora occorrono investimenti non a debito ( la peggiore lezione keynesiana!), ma interventi straordinari , che riescano a liberare risorse oggi inespresse perché bloccate da monopoli naturali e politiche consociative , nemici di uno sviluppo concorrenziale ,ma non di una politica pessimistica a debito ( la peggiore ), non più sperimentabile nei paesi dell'unione,come in Italia e che porta solo stagnazione dell'economia e spesa pubblica parassitaria!

Quale spunto da questa positiva premessa se non dire "good bye keines !"?

Ciò è quanto l'economista prof Forte auspicava a commento delle ricette anticrisi del premio nobel americano Stiglitz dell'economia e che verranno dibattute a Cannes il 3 novembre ( vedine l'intervista su Il sussidiario del 19 ottobre). Occorre, secondo Forte ,la ripresa degli investimenti pubblici e sia privati , aiutata dalle risorse disponibili .
Ma allora il problema è proprio il reperimento dei soldi per rilanciare gli investimenti produttivi. Il prof Forte così richiama questa necessità:

 

"Noi abbiamo bisogno di diminuire il debito pubblico e di reperire risorse con una manovra finanziaria straordinaria. La crescita non avviene per incanto e non si può certo fare senza investimenti, in parole povere senza soldi."( intervista cit ne il Sussidiario.net del 19/10/2011)

Non è forse questo il vero senso del pensiero keynesiano descritto nel celebre scritto: "Le piantagioni di banane" ( cfr il brano nel Trattato della moneta ) ?
Il famoso economista inglese indicava la necessità degli investimenti privati per rompere la frattura tra consumo e produzione così risolvendo il problema della disoccupazione. In buona sostanza i prestiti bancari servono per gli investimenti
e non per colmare una crisi di liquidità o per compensare momentanee deficienze di mercato. Non staremo a descrivere i mali della tesaurizzazione ossia del risparmio non messo in circolazione, che già Keynes ha descritto nel citato Trattato.
Nel periodo storico considerato da Keynes ,gli investimenti produttivi
furono finanziati dalla banche e dallo Stato.
Oggi , a differenza del passato,occorre una "finanza straordinaria" per reperire queste risorse : ecco il "patrimonio contro debito" ( rectius: investimenti) come suggerito dal prof Pelanda ( ma ricordando che nel periodo pregresso 2001-2005 già la Corte dei conti ha evidenziato la limitata entrata delle alienazioni dei beni pubblici ), occorrono liberalizzazioni vere, riforme del sistema previdenziale ( anticipando , ad es. , la quota 100 per le pensioni d'anzianità),ecc. purché lo Stato non utilizzi più "deficit in spending" ,in quanto le condizioni del debito sovrano non lo permettono più.
Le risorse liberate da questo intervento di finanza straordinaria siano destinate unicamente per gli investimenti infrastrutturali di lungo periodo ( ponte sullo stretto di Messina , alta velocità,ecc.) che daranno luogo ad occupazione. Sarà necessario a tal uopo creare un fondo "salva economia"dei paesi comunitari con l'apporto della BCE per finanziare gli investimenti produttivi ? Una sorta di fondo Marshall? Garantirà il fondo" salva economia" la BCE e non le riserve auree dei singoli stati!
Lo si crei ,l'importante è che le banche erogatrici di prestiti siano controllate dalla BCE e siano solide ed in linea con Basilea 3 e che un'autorità indipendente
controlli lo stato d'avanzamento dei lavori finanziati con penalità e sanzioni
per i trasgressori.
Analogamente agli eell virtuosi e senza debiti,si dia loro la possibilità di ridurre, a costo zero per lo Stato, il loro stock di debito finanziario pregresso ( unitamente allo sforzo dello Stato per la riduzione del proprio debito sovrano) mediante utilizzo parziale degli avanzi di amministrazione,valorizzando altresì l'apporto dei privati nella realizzazione delle opere di impellente e pubblica necessità (scuole ,asili ,asfaltatura delle strade,ecc,) e per la gestione dei servizi produttivi locali
(trasporti,rifiuti,distribuzione del gas,pubblica illuminazione,ecc) mediante financing project nonché autorizzando gli enti ai pagamenti dei loro fornitori in base alla recenti direttive comunitarie che, in base al patto di stabilità e crescita, impongono agli enti locali condotte virtuose anche per onorare i loro debiti.
Gli eell in deficit facciano un piano quinquennale/decennale di rientro, garantendo le spese ordinarie e di mantenimento dei servizi essenziali ( scuole,asili,trasporti,ecc,)con l'impianto del federalismo fiscale.


In conclusione non dico addio a keynes ,ma good bye a keynes , rilanciando quel che di buono l'economista inglese suggeriva ,facendo proprio l' invito ai suoi colleghi ad essere "dentisti" ( in "Prospettive per i nostri nipoti") e meno ansiosi ,ovvero con una ragione aperta e meno preconcetta di fronte la realtà, competenti cioè per analizzare la realtà e meno pigri nel cercare le soluzioni.

Antonio Pètrina