Caro Pelanda,
come credo saprai
la probabilit?nbsp;del fallimento dell'euro ?stata raddoppiata da
esperti di rating ( dal 6 al 13%) mentre la crescita del nostro
continente, Regno Unito escluso, resta meno della met?del resto del
mondo industriale " storico", ed un quarto dei paesi in fase
di crescita rapida.
Questa ?/strong> la
tendenza europea ed italiana, ed i decimi di punto intorno a cui si
discute sono del tutto indifferenti.
N? con questi presupposti, ci sono
in vista possibilit?di agganciarci al trend mondiale .
Manca del tutto la percezione del declino,
o peggio; non c'?nelle incredibili richieste CGIL -Prodiane di
tornare ad un mercato del lavoro e ad una fiscalt?morti da anni, n?
nei pronuciamenti dei vertici di Confindustria ( che sembra
sperare in un ritorno della sovvenzione statale), n?ahim? nelle
parole e nei fatti del leader del cosiddetto centrodestra.
Non parliamo dei non-giornalisti che fanno
politica raccontando verit?di partito ad un pubblico che
beve tutto .
Il vecchio continente e l'Italia ancor di
pi? vivono del passato, sopravvivono grazie agli acquisti
americani e si permettono di criticare chi gli consente di
galleggiare ancora un p?
Se continua a mancare un vasto movimento
d'opinione capace di rivoluzionare i luoghi comuni ormai logori del
wellfare buracratico, della spesa pubblica motore di sviluppo (secondo
Hitler e Keynes), del lavoro come valore invece del valore del lavoro,
la vittoria di Prodi o di Belusconi avr?effetti limitati.
Addirittura se prevalesse il dossettiano
demitista l'accelerazione della crisi potrebbe favorire un esito pi?
rapido verso un futuro diverso ma piuttosto oscuro.
Saluti
Roberto Alessi
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