Gentile prof. Pelanda,
Con riferimento all'articolo del 23/7 sul
Giornale dal titolo "Un'economia troppo fragile per reggere il
super euro", non posso che essere totalmente d'accordo.
Io sono un mediatore marittimo, e la mia
azienda ? come quasi tutte le altre del settore marittimo, impegnata
su un mercato fortemente globalizzato.
Una volta c'erano solo i brokers marittimi
di Londra, poi le altre piazze marittime si sono attrezzate, come ha
fatto Genova in Italia, ma il mercato ?unico ed ?mondiale.
Noi fatturiamo le nostre provvigioni in
dollari, mentre abbiamo tutti i costi (compresi i viaggi all'estero) in
euro.
Se anche chiudessimo quest'anno a parit?di
numero e valore delle mediazioni concluse, con l'euro a 1.38,
rispetto alla media dell'anno prima che era 1.25, io incasso il 9,4% in
meno. Ovvero, devo fare il 9,4% di affari in pi?per guadagnare come
prima. Ovviamente noi rimpiangiamo quando l'euro era a 0.80 sul dollaro.
I miei concorrenti che restano nell'area
dollaro (o Yuan) come i brokers americani o quelli di Singapore,
non hanno problemi e in buona sostanza mi fanno concorrenza sleale.
La EU dice che noi dobbiamo convivere con
l'euro forte. Questo sar?vero, ad esempio, per una Mercedes, che vende
prodotti ineguagliabili e che pu?tenere i prezzi leggermente superiori
alla concorrenza (anche se mi risulta che la Mercedes stia perdendo
quote di mercato), se io alzo la mia provvigione vengo immediatamente
scacciato dal mercato.
Noi offriamo un servizio, ed anche se il
servizio di mediazione offerto da un mediatore europeo ?pi?"educated"
di quello di un cinese, il mercato non paga di pi?per il servizio
acculturato dell'europeo. Che Trichet se lo metta in testa, la sua
politica ci sta portando alla rovina.
Ed allora cosa succede in un mercato
globalizzato ? Che io me ne vado a Dubai, dove avr?i costi in dollari,
meno tasse (ed anche pi?ordine e pulizia), pi?collaboratori
indiani e meno italiani, e ciao Europa.
Cordialmente
Ennio Palmesino
Presidente Genoa Sea Tankers, Genova,
Italia.
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