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16/07/2007

Gentile Prof. Pelanda
 ho letto con molto interesse il suo articolo su 'Il Giornale' di oggi,
luned?15  luglio.
 Il mio nome ?Paolo Di Leo, sono un PhD student in Lettere Classiche
presso la University of Pennsylvania di Philadelphia, quindi uno di quegli Italiani
che, come Lei, vogliono tornare in Italia per fare qualcosa per il Paese. La
 condizione di 'esule volontario' non mi si attaglia molto bene e, del
resto, non mi sento di far parte di quella larga schiera di nostri connazionali
che, dall'estero, si atteggiano a fustigatori del costume nazionale.
 Per queste ragioni leggere il suo articolo ?stata una vera boccata
d'aria.
 Finalmente sentire che qualcuno richiama con orgoglio le glorie dei nostri
 bisnonni che combatterono la Grande Guerra e dei nostri nonni che, di
fatti, ricostruirono il Paese, Le confesso che ?stato un piacere inaspettato.
 Tuttavia, su un punto temo di non poter essere d'accordo con Lei. Dalle
sue parole, infatti, mi sembrava di intendere che Lei pensa si possa  e si
debba tornare allo spirito del Risorgimento per costruire, anzi in certo modo
 ricostruire, un senso di Nazione che sia progetto per l'oggi e per il
futuro. A questa tesi io vedo due obiezioni, una del tutto inerente alla storia
d'Italia e del Risorgimento Italiano, l'altra riguardante pi?che altro il Mondo
 Occidentale tout court.
 La prima obiezione riguarda direttamente il ruolo e la valenza del
Risorgimento.

 Come ?noto, il Risorgimento ha fatto l'Italia e poi s'? cimentato a fare
gli  Italiani, e quest'ultima cosa, come Lei ricordava, ?stata ed ?la parte
pi?problematica. Io credo che l'assunto di fondo fosse sbagliato. Infatti,
gli Italiani gi?c'erano e nonostante le differenze di dialetti e di costumi
 regionali, che sussistono tuttora, avevano una certa coscienza di
appartenenza, si riconoscevano in qualcosa. Questo qualcosa io lo individuo nella Chiesa
 Cattolica. Gli Italiani dell' '800 erano, si riconoscevano come Cattolici.
 Difatti, il Risorgimento ?andato contro questa coscienza, creando una
ferita che a stento 40 anni di DC sono riusciti a risanare. Del resto, il
Risorgimento ?stato un fenomeno generato e portato avanti dalle classi alte della
borghesia di allora. Badi bene che in queste parole non vi ?da leggere alcun
 anti-borghesismo n?tanto meno alcun anti-risorgimentalismo: due dei miei
 antenati morirono per l'unit?della Patria, uno fucilato come carbonaro,
 l'altro come capitano dei Bersaglieri a Porta Pia nel 1870; mentre un
altro serv?come capitano dei Garibaldini. Non posso, per? non riconoscere
quella che, a mio parere, ?la tara pi?vistosa del nostro Risorgimento. Un
problema grave, perch?anzich?fornire una solida base identitaria, il Risorgimento
ha aperto una contraddizione nella coscienza della stragrande maggioranza
degli Italiani, volendo ignorare ci?che aveva costituito per secoli una matrice
 importantissima nella formazione di un concetto di 'Italianit?.
 La seconda obiezione riguarda la possibilit?che un progetto culturale,
prima ancora che politico, come fu quello risorgimentale possa essere applicato
 all'attuale congiuntura storica. Come dicevo sopra, il Risorgimento fu e
 nell'attuazione pratica e poi, cosa pi?importante, nella definizione
 identitaria un fatto proprio delle élites. fortemente segnato
 dall'anti-cattolicesimo. Oggi giorno viviamo in una societ? massificata,
nella quale la massa ha assunto una dimensione di omologazione sovra-nazionale e
i cui gusti, modi e costumi hanno assunto una natura trasversale, tale da
 eliminare di fatto l'esistenza di una qualsivoglia élite, che non sia
élite puramente economica. D'altro canto, gli Stati, pur avendo ancora un ruolo
di controllo politico imprescindibile, mi sembrano sempre pi?travalicati sia
 economicamente sia culturalmente da entit?sovra-nazionali. Di fatti, a
imporre le mode, i costumi e i modi di pensare sono direttamente e indirettamente
le grandi compagnie, attraverso la pubblicit?e i mass-media.
 In questa 'panmelassa', come la defin?profeticamente Ch. P. Péguy, c'?br> ancora spazio per un progetto culturale quale fu quello risorgimentale? (La
stessa domanda la si potrebbe fare sostituendo il Risorgimento Italiano con la
 Rivoluzione Americana: la societ?di massa, stolida e volgarmente
ignorante ?quello che si aspettava Ben Franklin?)
 Io penso di no. Il mio problema, per? ?che questa risposta non mi pu?br>  soddisfare. Sarebbe la resa alla crisi dell'Occidente che, almeno io,
avverto come profondamente presente e operante.
 La ringrazio per l'attenzione.
PDL