Egregio Prof. Pelanda,
ho letto con interesse il suo
odierno intervento sul Giornale e le confesso di provare per lei un
profondo moto di invidia.
Anch’io ho creduto,
nell’impeto dei vent’anni, al servizio ed al sacrificio, alla
Patria ed alla bandiera. Ma oggi ?diverso.
Sa, purtroppo, oggi cosa vedo?
Vedo il corpo ancora caldo di una
cerva agonizzante su cui banchettano avvoltoi di ogni genere.
Vedo Onore e Dovere muversi smunti
attorno ad opachi monumenti di bronzo, leggendo con voce tremula nomi di
eroi dimenticati a passanti infastiditi.
Vedo Diritto ergersi lucente di
abbronzatura e gel, i muscoli rigonfi dell’ultima sessione in
palestra, ascoltarsi autocompiaciuto mentre incide nell’aria il verbo
assoluto della moderna autocoscienza: “io scelgo?
Vedo bottegai travestiti da
profeti vendere, da scranni istituzionali, merce avariata prelevata
dagli scaffali polverosi della storia ed asservire a s? impuniti,
immaginazioni denutrite e soffocate da bandiere multicolore.
Vedo sagome di imprenditori di
successo, sorridenti e globalizzati, nascondere dietro la loro plastica
patetiche figure di mendicanti che bussano, con piattini in mano, a
porte sovrastate da luccicanti stemmi della Repubblica.
Vedo scorie mortali del ?8
aggirarsi come faine nei luoghi della divulgazione del pensiero e della
decisione con tasche stracolme di sangue e sudore altrui.
Vedo rinomate universit?covare e
sfornare nuove generazioni di grigi burocrati prestampati, sacerdoti
forzati del culto della managerialit? adepti dell’Ordine Supremo
dell’Ignoranza.
Vedo servitori in divisa dello
Stato girare per citt?sempre pi?violente con curate e fiere crestine
di capelli a centro testa, pi?pronti, all’apparenza, per la serata
di apertura del Billionaire che per la caccia ai delinquenti.
Vedo anche, per la verit? quel
genio rinascimentale che ?il Cavaliere, cartina di tornasole di una
vitalit?nazionale mai sopita, ma esposta al disprezzo ed all’odio pi? corrosivi nel corso di decenni di dolosa e dolorosa e violenta
deformazione della realt?
50 anni di deriva globale verso il
niente di slogan debolmente lineari non sono facili da recuperare. E
questo ?preoccupante.
Leggo per?l’articolo suo e di
altri che, come lei, scrivono in benemeriti quotidiani come il Giornale
ed il Foglio e mi dico: "forse c’č una speranza?".
Cordiali saluti.
M. M.
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