13/06/2013

Egregio professore,
ho letto con grande interesse l'articolo pubblicato su "Il Foglio" di oggi . Assieme all'interesse, sono stato accompagnato anche da una grande inquietudine e sconcerto fino quasi all'epilogo quando, con mio grande sollievo , Lei ha chiarito ben due volte che ogni operazione di ancoraggio all'Occidente della Turchia esclude la sua entrata nella UE !
Questo è il punto !
Amici sì, alleati sì, compagni di affari sì ma avrei visto con grande timore settanta milioni di turchi – in rapida crescita demografica – liberi non solo di scorazzare e liberi di stabilirsi in Europa e segnatamente a casa mia e di pesare come uno degli Stati più potenti nelle decisioni di Bruxelles e Strasburgo.
Se così fosse stato avremmo dovuto riportarci al tempo in cui i 'flâneur' europei, profumati di scetticismo illuminista , di ben nascosto terrore per le situazioni etnico/religiose interne da loro stessi create e dal puttaneggiare di affari in mercimonio dei principi , avevano rifiutato il riconoscimento delle basi greche, romane e cristiane dell'Europa.
Per cosa?
Forse per riconoscere inopinatamente oggi una componente islamica come parte storica dell'Europa ?
E allora che si fa ? Buttiamo nel brago i sacrifici dell'Europa danubiana e orientale – Italia e Venezia comprese – che hanno dovuto sempre combattere ( e anche convivere ) con la pressione ottomana ? E poi per cosa ? Per parare la schiena alle Nazioni carolingie e atlantiche e al loro espansionismo marittimo, reso sicuro dal sacrificio dei marinai di Lepanto , dai soldati del Kahlenberg e dagli oscuri contadini e servi della Valacchia, di Creta della Serbia e non ultimi i territoriali della 'Frontiera Militare' – direttamente dipendenti dall' Hôfkriegsrat di Vienna – che hanno difeso con le armi e la fede quelle terre dalla totale islamizzazione ?

E qui arriviamo ad altri due punti 1) l'espansionismo neo ottomano di Erdogan nei Balcani che – con la benedizione degli Stati Uniti - fa da ancora di sicurezza ai nuovi Stati islamici che sono un brodo di coltura per l'islamismo militante e stanno a poche centinaia di chilometri da casa nostra 2) L'areale di interesse turco che si spinge anche nell'Asia centrale in frizione con la Russia.

Nulla di nuovo sotto il sole!
Già alla fine della Prima Guerra Mondiale, il nuovo governo turco si mosse con sagacia e visione , prima riuscendo a far cassare il Trattato di Sévres , riformandolo nel 1923 a Losanna, poi con la Convenzione di Montreux sul regime degli Stretti.
Se l'invidia e la mancanza di visione politica avessero lasciato le cose come erano risultate alla fine della Prima Guerra Balcanica, la Bulgaria con un suo piccolo sbocco al mare sull'Egeo e con il ridimensionamento della Tracia turca, sarebbe stata una alternativa al passaggio degli Stretti del Bosforo e dei Dardanelli, ridimensionandone l'importanza strategica .
Ma fu un formidabile terzetto che impostò la politica turca del primo dopoguerra : 1) Mustafà Kemal 2) Ismet Inönü e 3) il motore e la mente strategica di tutto :il Ministro degli Esteri Rustu Aras !
Da cui –oltre a Montreux- : a) 1934, il Patto Balcanico con Grecia, Jugoslavia e Romania , con cui la Turchia si ancorava all'Europa b) nel 1937 il Patto di Teheran (di Saadabad) con Iran, Irak e Afghanistan che spingeva l'interesse turco nell'Asia Centrale c) Infine, sempre impostata da Rustu Aras, la questione del Sangiaccato di Alessandretta ( Iskenderun) che ancora oggi brucia ai siriani ( e mio avviso, giustamente!) .

Ne deriva che lo spettro politico turco è ampio e va a toccare aree che potrebbero non essere vitali per l'Europa la quale rischia di essere tirata in avventure pericolose sulla base di un leggero e mal valutato "casus foederis".

Io sarei pertanto portato a pensare che:
1) E' necessario – come da Lei bene argomentato – che la Turchia venga ancorata all'Europa con trattati che ne conservino la convenienza economica e l'onore politico ma : a) Nessuna partecipazione alla UE ; b) nessun impegno su eventuali iniziative o offese agli interessi turchi fuori dall'interesse europeo . Dovrebbe infatti essere chiarito senza ambiguità che questioni di tal fatta non impegnano in alcun modo l'Europa .
2) Sono d'accordo e perfettamente convinto che il 'competitore' Cina può trasformarsi in un grave problema per l'Occidente. Non sarei neppure tanto sicuro neanche dell'India e delle sue aspirazioni di dominio dell'Oceano Indiano . Credo che con queste due entità si dovrà, tosto o tardi, fare i conti passando da competizione a confronto. Non ne so molto, ma mi pare che l'interesse americano per la Cina metta da parte il Giappone, vecchio e sicuro alleato, il quale potrebbe sperimentare soluzioni nazionali, con un grave indebolimento di tutta la struttura di contenimento.
3) Ne deriva che è necessario impostare – anche forzando gli USA alla comprensione – un rapporto organico con la Russia . Essa non solo è Nazione storica strutturata e con aspirazioni mediterranee ; non solo non si può pensare di privarla della sua unica base navale a Tartous senza pensare che essa non reagisca. ma credo che anche con la Russia , prima o poi , la Turchia farà qualche mattana . Mentre tutta la Siberia potrebbe diventare oggetto delle aspirazioni cinesi ; insomma le cannonate sull'Ussuri potrebbero ricominciare in qualsiasi momento. Resterà all'Europa e agli USA valutare se appoggiare i nostri affini oppure continuare a comprare e a vendere la corda per impiccarci .

Egregio professore, ancora complimenti per la Sua chiarezza e stringatezza. Io, ahimè, essendo un poco confuso, sono anche prolisso.

Adriano Verani