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10/06/2008

 

Caro Carlo Pelanda

Mi sono imbattuto nel suo articolo sulla direttiva Mifid e devo dire
che lei ha colto l'aspetto negativo fondamentale di tale direttiva.
Nata per proteggere i risparmiatori da maneggi poco corretti degli
intermediari finanziari, li "protegge" cosi' tanto che impedisce loro,
di fatto, di scegliere con liberta' i propri investimenti.
Se questi poi insistono a voler sottoscrivere tali strumenti, li
obbliga a fare lo slalom tra "appropriatezza", "adeguatezza",
"consulenza finanziaria", "gestione di portafoglio" ed a raccontare
all'intermediario tante di quelle frottole da negarsi di fatto ogni
possibile diritto di rivalsa nei confronti dello stesso.
Naturalmente sempre che l'intermediario voglia stare al gioco.

La confusione e' grande, aiutata in questo da una definizione di
"consulenza" che puo' essere tutto e il contrario di tutto a seconda
del lato da cui la si guarda.
Secondo un caro amico funzionario di banca e secondo le direttive della
sua banca la consulenza c'e' sempre, anche qualora vada all'ufficio titoli
e dica: voglio comperare una obbligazione che scade nel 2014, mi dice
quali sono in vendita oggi ?
Secondo un altro, promotore finanziario, e la sua rete di fondi la
consulenza non c'e' mai, loro si limitano ad illustrare i prodotti.

La chicca finale consiste poi nel fatto che la direttiva per meglio
tutelare (???) il risparmiatore stabilisce che egli debba dire all'intermediario
finanziario tutta la verita' e niente altro che tutta la verita': quanto
guadagni, quanti risparmi hai, quante case, quanto patrimonio, quanti
conti correnti, obbligazioni, azioni, fondi, marenghi, talleri, dobloni,
paia di mutande e annate di Topolino.
Perche' la banca A deve sapere che ho un conto anche presso la banca B,
con la scusa di tutelarmi ?

Pensi all'uso vischiano (da Visco) che si puo' fare di queste
informazioni.

Cordiali saluti

Paolo Barbante