Caro Carlo Pelanda
Nel suo articolo di oggi sul Foglio lei equipara il Cristianesimo ad
una
specie di religione civile utile per l'ordine e l'equilibrio della
societa' occidentale. Tesi confermata dalle parole finali:
"interverremo
noi non credenti e razionalisti nel ridisegno della teologia per farne una
piu' robusta a sostegno dell'impero".
Da credente le dico subito che un tale tentativo e' destinato a
fallire.
Intanto ha contro la molta parte della Chiesa che e' si' consapevole
dell'importanza sociale del Cristianesimo ma non vuole affatto
ridurlo
a religione civile a supporto dello stato o della societa'. Anzi, la
crisi del Cristianesimo e' dovuta proprio al grave equivoco in cui
sono
caduti molti preti che hanno voluto enfatizzare il lato sociale del
Cristianesimo e ne hanno dimenticato la dimensione escatologica, che
e' la
principale.
Inoltre la riduzione del Cristianesimo a religione civile ha contro
anche
i credenti. Io personalmente sono del tutto contrario al fatto che
non credenti e razionalisti ridisegnino la teologia per farne
strumento
dell'impero. Un tale programma di lavoro va catalogato sotto la
voce "distruzione della teologia", non "ridisegno
della teologia".
Infatti e' vero che il Cristianesimo ha tutta una serie di influenze
positive sulla societa', ma le persone credono (e quindi sono
positivamente
influenzate dal Cristianesimo) perche' hanno la fede e perche' il
Cristianesimo
risponde alle domande fondamentali dell'uomo; chi sono, perche' sono qui,
quale e'
il senso della vita, c'e' un aldila' ?
Se lei trasforma il Cristianesimo in religione civile, riscritta da
non
credenti e razionalisti, ne fa venire meno la ragione fondamentale, Gesu'
Cristo e
il suo messaggio di salvezza, e con quello che ne resta ci puo'
tranquillamente fare la birra.
Se vogliamo costruire una "religione" civile funzionale al
mondo
occidentale e alla sua conservazione ci si deve rivolgere al retto pensare
(in cui e'
maestro Benedetto XVI: "Non agire secondo ragione e' contrario
alla natura
di Dio") e ai diritti naturali. Quando si saranno distrutte le male
piante
del relativismo e del multiculturalismo, che negano ogni giudizio di
valore su
idee e tradizioni culturali, si sara' fatto il passo fondamentale; perche'
si
riuscira' di nuovo ad affermare che ci sono diritti inalienabili
dell'uomo |