18/12/05

gentile professore, leggo e apprezzo il suo contributo odierno (il Giornale 18 dicembre 2005), anche se un po' utopico a mio vedere in quanto rivolto ai suoi colleghi cattedratici che, notoriamente, costituiscono la stragrande maggioranza della sinistra intellettuale de' noantri, e come tali sordi, strutturalmente sordi mi permetterei di dire, a ogni istanza di vera democrazia. E poi, che cosa sono queste americanate, visione e passione ?, buone forse per il marketing punta di diamante dell'odiato capitalismo, ma non certo per la Politica (p maiuscola d'obbligo, naturalmente), direbbero essi.

Vorrei però soffermarmi con lei su un'altro punto, che riguarda la comunicazione: il suo scritto di oggi, io ritengo, così come tutti quelli che l'hanno preceduto sullo stesso medium, un quotidiano, proprio in quanto ospitato da "quel" giornale comunica (invia un messaggio) a ricettori di comunicazione che sono già in sintonia (perlomeno nella stragrande maggioranza) coi temi sociali e civili che lei preconizza: i lettori del Giornale sono già, nel caso di specie, sostenitori della democrazia.
Non è lì (a loro), a mio parere, che deve esere indirizzato quel messaggio; non è quello il target di cui ci preme ottenere consenso. Se il compito che lei si assume, e per il quale cerca compagni di strada, è quello se non di aumentare l'assenso, almeno di attenuare il dissenso sulle sue tesi, non crede lei che bisognerebbe cercare altri media per veicolare il "nostro" messaggio?
con viva cordialità
Pier Giorgio C.