15/01/2008

Caro professore condivido pienamente le Sue ‘sagge’ considerazioni sull’esigenze di revisione degli approcci che potrebbero condurre ad un cambiamento delle relazioni nel contesto della corrente (e sta correndo assai velocemente …. ahinoi !).

Come ogni buon ‘conservatore’ sa, ciò che fa la storia non sono gli intellettualismi più o meno platonici ma le concrete azioni sul campo e ciò richiede in ultima analisi di accettare che le negoziazioni avvengano sempre con un indissolubile mix di ‘bastone e carote’.

In ultima analisi non ha senso cercare ‘soluzioni politiche’ prima di avere dimostrato una credibile capacità di trovare ‘soluzioni militari’ e di accettare di rinunciarvi solo se la controparte accetta i rapporti di forza.

In economia i rapporti di forza sono solo quelli intrinseci alla competitività produttiva e al tasso di innovazione tecnologica che viene dimostrata ed anzi propagandata costantemente. L’Europa cerca invece di rifugiarsi in astrattissime contabilità morali delle sue aziende restando poi bloccata in casi-Alitalia defatiganti e erosivi delle risorse prodotte o in ancora più Pulcinelleschi casi-EnergiaNucleare rinunciando a un uso strategico di uno dei pochi settori industriali in cui Italia-UK-Francia-Germania potevano vantare una competitività mondiale o in casi-PattumeNapoli in cui si pagano industrie estere per impiegare le proprie scorie che consentono ai concorrenti di ammortizzare così più rapidamente i costi dei termovalorizzatori (eufemismi idioti unico prodotto originale dei nostri intellettuali).

I pochi veri ‘innovatori’ (da Mattei a Berlusconi a Del Vecchio) vengono contrastati da conventicole di ‘menti sottili’ (da Moro ad Agnelli a Lama a De Mita a D’Alema) che cercano di giustificare le loro ‘resistenze’ alla egemonia del ‘libero mercato’ e della forza di trascinamento dell’innovazione tecnologica e industriale accampando ‘superiorità’ etiche del ‘modello Europa’ rispetto al vile ‘mercantilismo’ USA (salvo poi prostituirsi ogni volta che per mancanza di risorse devono ricorrere ad equilibrismi politici per ‘abbassare la cresta’ senza troppo ‘perdere la faccia’.

Se un Prodi, un Bassolino, una Russo-Jervolino possiedano ancora una ‘faccia’ da poter perdere.

Anche Sarkozy deve fare i conti con una nazione priva di attributi.

Forse Thatcher e Blair possono ancora presumere di guidare una nazione che ha ancora attributi adeguati ad accettare la sfida della globalizzazione, vedremo nei prossimi mesi se Reichlin (Blair secondo lui è un reperto archeologico) o Blair-Sarkozy riusciranno a ‘trascinare’ letteralmente l’Europa tutta all’incontro con gli USA nell’imporre il ‘modello capitalista occidentale’ al resto dei Paesi in via di sviluppo (sviluppo di civiltà prima che economico).

Cordialmente

Carlo Vitali