09/04/2005

“ASSOCIAZIONE CONTRO TUTTE LE MAFIE”

Associazione di Promozione Sociale (ONLUS)

C.F. 90151430734

www.associazionecontrotuttelemafie.org

presidente@associazionecontrotuttelemafie.org

PRESIDENTE DOTT. ANTONIO GIANGRANDE

SEDE LEGALE VIA PIAVE, 127 –74020 AVETRANA (TA)

Tel. – fax – Segr. 099/9708396 Cell. 3289163996

E-Mail: giangrande02@libero.it studiogiangrande@telematicaitalia.it

 

 

 

Al DOTT. CARLO PELANDA

 

OGGETTO: ISTANZA D’INTERVENTO PER ROMPERE L’OMERTA’

 

Illustre Dottore,

è innegabile l’esistenza della Mafia, quale fenomeno di sopraffazione ed omertà.

I mafiosi, o i loro collusi, tendono a dire che la mafia non esiste, o cercano di minimizzare il fenomeno, dicendo che sono solo gesti di violenza isolata della criminalità comune.

Basti pensare a Falcone e Borsellino, i quali erano isolati nella lotta alla mafia, che per i loro colleghi non esisteva. La Mafia prima ti isola e poi ti distrugge.

Quando incontro i ragazzi in procinto di diplomarsi, in occasione di dibattiti promossi con gli Istituti Scolastici Superiori per parlare di mafia e mafiosità, mi faccio dire da loro quale prospettiva di vita vedono nel loro futuro.

Loro lamentano la mancanza di libertà e mi rispondono che sono obbligati a fare delle scelte:

1.      in mancanza di imprese private sul territorio saranno costretti ad emigrare al Nord dove saranno chiamati “terroni” e “mafiosi”, ovvero saranno costretti a restare al sud per lavorare sottopagati o a nero;

2.      in alternativa, per entrare nel pubblico impiego, o per essere iscritti in un albo professionale saranno costretti a chiedere la raccomandazione a chi gli richiederà il voto di scambio;

3.      non potranno aprire un’impresa perché le banche non gli daranno credito, altrimenti saranno costretti a rivolgersi ad usurai;

4.      se apriranno un’impresa con i soldi di papà, saranno costretti a chiedere favori ai burocrati di turno e a pagare il pizzo alla malavita.

5.      se vorranno fare gli imprenditori agricoli, le loro imprese in campagna non saranno sicure, né lo saranno i loro mezzi, né le loro piante e i loro frutti, né loro stessi.

6.      in mancanza di lavoro, saranno costretti a cedere alle lusinghe della malavita o ad essere servi del politico di turno che con il voto di scambio gli prometterà favori impossibili.

Intanto vivranno in una società dedita all’illegalità e insicura dal punto di vista dell’ordine pubblico.

Tutto questo è mafia. Con la sopraffazione si costringono i nostri figli a non avere un futuro e a vivere in una società dove non c’è sicurezza personale, sicurezza sociale e sicurezza economica e la Magistratura è lì ad insabbiare ogni tentativo di ribellione e di denuncia. Altrimenti non si spiegherebbe tale situazione di impunità, provata dalle mie 9445 denuncie senza seguito. Ciò costringe il cittadino ad adattarsi alla devianza e, addirittura, a difendere lo stato dei fatti, o a rinunciare a presentare le denuncie penali.

Si può negare tutto, ma non l’evidenza, tant’è che lo scrittore Sciascia definiva la nostra società civile come un mondo fatto di uomini (pochi), di mezzi uomini, di ominicchi e di quaquaraquà.

Se la mafia è una malattia, siamo tutti malati di una malattia che non sappiamo di avere e che coinvolge tutti: società civile, istituzioni e media.

Io, rappresentante di numerosissimi aderenti, con la presente le chiedo un suo intervento per combattere l’omertà, ossia di promuovere una campagna di sensibilizzazione contro la mafia e la mafiosità. Le chiedo un intervento personale diretto per predisporre delle rubriche tematiche o attivare degli approfondimenti in base alle segnalazioni contenute nel sito dell’associazione. La divulgazione del messaggio di lotta contro ogni tipo di mafia, senza censure e senza immunità, porta il cittadino ad avere fiducia nelle Istituzioni e nei media.

Mi perdoni la forzatura, ma io non ho i mezzi economici per costringere i media a portare avanti battaglie di civiltà e di sviluppo sociale, tant’è che non chiedo soldi per l’associazione, né i sostenitori pagano per aderirvi. Sono costretto dalle circostanze perché il problema del nostro territorio non è la buca sulla strada o il marciapiede rotto, ma è l’assoluta mancanza di libertà per i nostri figli di vivere in un mondo migliore e di realizzare i loro sogni.

Nel salutarla cordialmente le dico che vale poco migliorare noi stessi se non miglioriamo la società che ci circonda. Io lotto contro tutti i mafiosi, nonostante le ritorsioni, e il contenuto del mio sito internet è lì a provarlo.

Avetrana lì 09/04/2005

 

Dott. Antonio Giangrande