Caro
professore il titolo della e-mail vorrebbe parafrasare il famoso
‘colossal’ di Griffit degli anni venti in negativo per questo nostro
povero Paese in mano a degli incompetenti nelle discipline di governo. Mi
faccia riepilogare brevemente ciò che mi sembra stia avvenendo al di
fuori di ogni sistema di ‘misurazione ufficiale’: ‘dalle
pagine di cronaca locale che sfuggono in genere ai meccanismi di
‘censura’ più istituzionali, in Italia c’è una costante crescita
di credibilità nei confronti dei seguenti fenomeni:
Possiamo
cercare di ‘misurare’ (almeno nei loro ‘differenziali’ di
crescita se non nei loro valori assoluti) questi fenomeni di lenta ma
inesorabile disgregazione del consenso nazionale nei confronti delle
istituzioni politiche (ivi incluso la Confindustria di
Montezemolo-benedetto-da-Dio) per indicare a qualche homo-novus la
strada di riappropriazione della leadership (magari suggerendo per
l’Italia l’adesione all’Unione USA come 52° stella in quella
bandiera?)? Grazie
per l’attenzione sempre benevola Carlo
Vitali
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Caro
professore, La stimo da tempo per le Sue posizioni umane che traspaiono
dai Suoi scritti su ‘il Foglio’ ed ho quindi letto in questa chiave
di simpatia anche il ‘coccodrillino’ che Ella ha voluto stendere in
morte di Andreatta. Una tra le inflazionate e inutili ‘menti
sottili’ di questo nostro povero Paese. Al
di là infatti del valore intellettuale dei professionisti in
qualsivoglia disciplina ne ‘filtro’ la dignità umana e concedo
molto selettivamente in corrispondenza a ciò le mie simpatie e
disponibilità a collaborare. L’Italia
è un caso molto particolare in Europa (anche se ritengo che la sua
peculiarità sia di sottolineare in modo molto emblematico un fattore
comportamentale presente in quasi tutti gli altri Paesi). L’Italia
è un Paese pieno di individualità dotate di ‘genio’ a tutti i
livelli. Questo potenziale di intelligenze non è mai riuscito a trovare
in Patria adeguati canali per concorrere alla crescita del ruolo
internazionale del Paese. Neanche al livello minimale del concetto di
Patria (ovvero al livello del Comune - come insegna padre Dante). Io
ho sempre cercato di identificare in questa peculiarità un segno
positivo che si è venuto a formare dopo il crollo dell’Impero Romano
grazie al lavorio millenario di Santa Madre Chiesa che ne ha cercato di
surrogare il ruolo impadronendosi dei valori base di diritto civile e
mettendoli in pratica tramite Non
esisterebbe in questa lettura della nostra storia patria alcuna
possibilità di ascendere a status di Potenza Politica analogamente a
Francia, Regno Unito, Spagna ed altri Paesi europei. È
forse per questo che gli intellettuali italiani di maggior successo
abbiano dovuto emigrare e porsi al servizio degli Stati Nazione altrui.
Il Papato non ha mai avuto bisogno di politici o intellettuali
non-organici alle scelte della Curia. Neanche i Papi non-organici alle
politiche della Curia hanno mai avuto vita facile. Si
figuri quindi se al di là del segno decoroso di dolore umano che Ella
ha voluto contribuire nei confronti di Andreatta posso credere realmente
a quell’ennesimo ‘soggetto di genio’ come a una ‘mente
sottile’ che potesse aspirare a creare per la prima volta in duemila
anni un struttura politica nazionale degna di tal nome. Né
vale la pena (come spesso fanno le ‘menti sottili’ dopo avere
fallito) attribuire la colpa al destino cinico e baro o alla sconfitta
bellica o al crollo del muro di Berlino. L’Italia è un pollaio di
‘menti geniali’ (metto anche la Sua e quelle di minore
pubblicizzazione mediatica includendo esempi anche apparentemente
‘indegni’ ad una prima lettura che hanno potuto esprimere la propria
‘genialità’ solo dopo essere emigrati partendo da uno status
personale addirittura di ‘illetterati’). Da
Machiavelli a Mazarino a Rudolph Giuliani il successo italiano lo si può
leggere in campo mondiale dalle scienze, all’industria. Per
restare ancorati alla politica una ‘mente sottile’ (da Moro a La
Pira a Dossetti a De Mita ad Andreotti) ha due scelte 1) restare
umilmente ‘organico’ alla Chiesa Romana e quindi svolgere un ruolo
secondario anche se importante di agevolare le decisioni politiche della
Curia oppure 2) cercare di creare un proprio centro di potere capace di
dare successo alle proprie scelte politiche individuali. Il
vero italiano è tagliato costantemente a metà da una sorta di croce
tra queste due scelte. Infatti la nostra creatività individuale ci
spingerebbe a tentare la via numero 2) imponendoci di prendere in senso
storicamente tardivo le distanze dalla ‘politica italiana’ (guelfa o
ghibellina non è importante) per creare appunto tardivamente un’entità
decisionale autonoma in Italia (è stato un tentativo perdente che
possiamo riscontrare nella storia italiana dai comuni alle signorie ai
regni di ogni sorta dagli Svevi alle Due Sicilie ed ai Savoia). L’altra
alternativa è quella di abbandonare questo Paese per dedicarsi a
concorrere in piena libertà a studiare e offrire i propri contributi
intellettuali alla definizione di politiche di ben maggiore respiro
rispetto a quelle italiane. Emigrare (anche se solo intellettualmente)
negli USA. L’unico Paese che non è ancora uno Stato Nazione e che è
quindi obbligato per la sua dimensione economica e per le spinte etniche
interne ad avere capacità relazionali di dimensione globale in cui una
vera ‘mente sottile’ capirebbe che esistono spazi ben più appaganti
di espressione. Le
‘menti sottili’ che si intignano invece a sprecare le proprie
genialità (certamente esistenti in quanto italiano anche in Andreatta)
nella costruzione di una politica autonoma con sede in Italia (che tra
l’altro essendo un Paese ‘trasformatore’ e povero non potrebbe
esprimere alcunché) mi sembrano degne della stampa di partito ma
certamente non di credibili riconoscimenti scientifici o culturali. Se
non capiscono neanche che ove ha fallito Machiavelli (consiglieri di
Principi ben più autonomi sul piano decisionale) e dove Cavour si è
dovuto accontentare di creare un’entità legale (il Regno dei Savoia)
priva di contenuti reali (era a tutti chiaro come occorresse ora creare
gli italiani) o ove Mussolini (un politico eccellente come riconosciuto
da Churchill, Stalin e Roosevelt) ha dovuto celermente vestire le
ghette, creare un ceto medio sul quale poter contare di sostenere una
politica autonoma (battezzando i figli e sposandosi in chiesa), ed
infine dover scegliere il suicidio militar-politico ‘bluffando’
sperando in una Blitzkrieg entrando in guerra senza capacità militari
(che al di fuori dell’arma aerea disprezzava per esperienza diretta in
guerra e nei salotti) oppure al suicidio intellettual-istituzionale
rinunciando al suo sogno di un Suo Paese Grande Potenza non esistono
molti spazi di successo per ‘menti sottili’ di cui, mi consenta,
sento spesso parlare senza peraltro avere riscontri pratici credibili.
Ivi incluso la ‘mente sottile’ di Moro che si è dovuta smentire con
indecenti lettere scritte poi dal ‘carcere popolare’ che egli stesso
aveva contribuito a ‘incanalare’ tra le istituzioni allargate (leggi
l’attualissimo caso di politica estera gestita con surrogati
‘irresponsabili’ come Emergency o l’altrettanto ma molto più
pericoloso ‘surrogato irresponsabile’ alle politiche mondiali dei
vari movimenti verdi attivi ‘contro’ gli Stati di democrazia
liberale tramite vero e proprio eco-terrorismo). Io
vorrei più ‘menti sottili’ italiane che (come Andreotti) diano
contributi di creatività intellettuale italiana alle decisioni
politiche della Curia di Roma oppure che, emigrate negli USA, mi
garantiscano contenuti di cultura italiana millenaria a scelte politiche
di dimensione globale (anche per bilanciare le decisioni politiche che
l’Italia impone al mondo grazie alla Curia di Roma). Grazie
per la Sua scelta Veronese-Georgiana, cordialmente Carlo
Vitali
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