25/08/2006

Caro Pelanda,
 sono un Italiano emigrato  negli Stati Uniti per vivere serenamente e non
 dovermi preoccupare troppo da vicino della politica Italiana. L' avvento
del governo Prodi mi ha confermato nella mia scelta di vita. Ho sempre (quasi)
 lavorato per Aziende Americane, cosi' da averne assorbito da anni la
 filosofia di vita. Leggo regolarmente il Giornale su internet, e vorrei
 perlarle del suo articolo "Cara Magli".
 Sono d' accordo che una strategia d' attacco sia meglio di una difensiva,
ma non sono d' accordo con il fatto che si possano modificare gli Islamici,
al fine di ottenere un "nuovo Islamico" che combatta il vecchio. Per lo meno
 non mi sembra possibile in tempi "brevi". E per "brevi" intendo
compatibili con i 2 attacchi che l' Islam sta conducendo contro l' Occidente: quello
 terroristico, gia' in atto nel day by day e quello "strisciante" della
 immigrazione in Europa finalizzata al possesso numerico delle Nazioni.
 Dico questo (la non variabilita' della mentalita' Islamica), perche' l'
 Islam e' rimasto identico nella sua visione di conquista dell' Occidente e
 creazione di un Califfato mondiale a quello che era alla sua origine piu'
di 1000 anni fa. Dico questo anche perche' un Islamico di terza generazione
 Inglese o Francese, basta che ascolti un imam radicale e diviene un
radicale nemico di Francia o Inghilterra, quando non kamikaze.
 L' Islam si e' fermato nella sua espansione, e si e' ritirato nei suoi
 incivili, illiberali, retrogradi Paesi, solo quando e' stato battuto sul
 campo a Vienna, Lepanto, etc.
 La strategia d' attacco quindi non puo' che essere quella di batterli sui
2 campi in cui ci stanno attaccando: quello del terrorismo e quello della
 "infiltrazione" nei Paesi Europei.
 Gli USA hanno gia' iniziato (piu' o meno bene) la battaglia contro il
 terrorismo e le Nazioni che lo proteggono. Gli altri Paesi Occidentali, ma
 anche la Russia, devono essere convinti ad unirsi ad una GUERRA contro non
 soltanto Osama Bin Laden, ma contro Siria e Iran (...altro che lasciare
gli Hezbolla armati dentro il Libano...) e completare quanto fatto in
Afganistan e Iraq (che non e' "esportazione di democrazia", ma "stai attento che se
fai casino, ti punisco").
 Per la seconda minaccia, quella dell' immigrazione, bisogna chiudere le
 frontiere anzi sigillarle, e rimandare il numero piu' alto possibile di
 irregolari indietro, non fare ricongiungimenti, rimandare nei Paesi dei
 nonni quei cittadini Islamici che fossero stati trovati ad organizzarsi
 contro il Paese dove sono nati e di cui dovrebbero apprezzare lo stile di
 vita.
 Battuti sui 2 fronti, si potrebbe avere tempi "Biblici" per la
rieducazione di cui parla lei, cercando di evitare errori grossolani come quelli fatti
 dal colonialismo Inglese in Medio Oriente e dall ONU in Palestina dopo il
 1948.
 La prego di gradire i miei migliori saluti
 Ugo A.