25/08/2006

Caro Pelanda, concordo col suo commento all'articolo di Ida Magli, e penso che tocchi davvero all'Occidente tentare di favorire un'evoluzione in senso "laico" dell'Islam. Mi permetto comunque di segnalarle alcuni problemi : 1) Ammesso che l'Islam sia davvero riformabile, come e quanto tempo sarà necessario? 2) Abbiamo questo tempo? 3) Gli islamici sono assimilabili? Per quanto è dato capire, quelli residenti in Europa - anche da molti anni, anche quelli di seconda generazione – sono del tutto refrattari ad ogni forma di integrazione culturale, anzi, al contrario, finiscono per rafforzare ancor più la loro identità islamica e per stringersi ancor più intorno ai loro valori, disprezzando e rigettando i nostri. Non tutti sono terroristi, certo, ma quasi tutti li approvano e quasi tutti vedono di buon occhio la conquista islamica dell’Europa, una islamizzazione che può avvenire semplicemente per pressione demografica, pacificamente e ben prima che possa crearsi una frattura e un conflitto fra islam “buono” e islam “cattivo” : faranno prima, cioè, loro a islamizzare noi che noi a occidentalizzare loro. Anche perché 4) la gran parte della popolazione europea sembra ancora lontanissima dal rendersi conto della reale portata della minaccia in atto e preferisce la politica dello struzzo o quella di Monaco 1938.

Alla luce di quanto sopra, soffiare nelle trombe – come fanno   la Magli , la Fallaci e altre oche del Campidoglio -  e arroccarsi a difesa, sembra il provvedimento tampone più immediatamente attuabile, per darci quel tempo necessario all’attuazione di una strategia più efficace a lungo termine.

Fuori dai denti, lei pensa che l'Occidente sopravviverà a questa sfida? E l'Europa?

La saluto con grande stima

Francesco Birardi