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17/12/2014

 

Professore,
ho letto il suo scritto inserito all'interno della pubblicazione Nomos & Khaos 2014.
Illuminante!
I miei complimenti e un ringraziamento per avere segnalato la necessità di spostamento di paradigma, di cambiamento di mentalità, prima ancora che quella di una serie di riforme che dovrebbero comunque essere progettualmente indirizzate.

Cordiali saluti e buone feste.
Luca Guerra

 

08/12/2014

 

Anche adesso sono completamente d'accordo con il suo articolo. E chiaro che la sinistra e contraria alle suo proposte. Io pero michiedo una cosa . Penso che Lei abbia conoscienze altolocate nel centro destra . Provi a fare queste proposte a Brunetta a Salvini a Gasparri. Scommetto che saranno contrari. Se mi sono sbagliato me lo faccia sapere se non e di troppo disturbo. Grazie per l'attezione Fiorentini Alberto

Sent from Virgilio Mobile

 

04/12/2014

Carissimo professore,

Ho letto con attenzione su L'Arena di lunedì u.s. il suo ultimo articolo che ho apprezzato e che mi trova d'accordo sulle misure consigliate per uscire dalla crisi più lunga e dolorosa della storia italiana moderna.
  Personalmente, mi domando tuttavia :
a) a quali risultati porterebbe una diminuizione da 930, tra deputati e senatori, a 230 ( in Australia sembra siano 100) più che sufficienti per governare un' Italia, oggi allo sbando per incapacità politica ed economica.Il risparmio può sembrare esiguo, ma dovremmo tener conto che a ciascuno di questi politici gira attorno una decina di "fedelissimi" e che a questa decina, per ciascuno, fa capo un centinaio di "procacciatori di voti".Facendo le dovute moltiplicazioni ci troviamo con un milione di politici e di politicanti che parlano parlano e non producono.Quando nelle aziende le cose vanno male e il fatturato diminuisce, la prima cosa che si fa è quella di diminuire il costo del lavoro principalmente attraverso i licenziamenti .L'Italia è oggi allo stremo, ma i politici non diminuiscono nè di numero nè certamente pensano a risparmiare sulla loro pelle, anzi...
D'altronde la Costituzione del 1946 prevedeva un numero molto consistente di deputati e senatori perchè ognuno portasse la voce del territorio consentendo così che la Nazione fosse interamente rappresentata.Nell' epoca moderna, con i mezzi di comunicazione esistenti,  viene a cadere tale presupposto.Ma, ovviamente, sappiamo bene perchè una ipotesi di riduzione dei costi della politica non verrà mai presa in considerazione!!!  Manca comunque allo Stato (inteso come cittadini)  il potere di controllare i costi della classe politica consentendo così  alla stessa  di disporre come meglio crede per  la salvaguardia dei suoi privilegi.E poi ci si domanda perchè i cittadini non vanno più a votare!
 Ma qual'è il rischio che si corre??
b) Sto cercando di approfondire,attraverso internet, che cos'è e come è costituito il famoso PIL. Nonostante ISTAT e altri siti, ancora non capisco se è una specie di bilancio in cui, da una parte abbiamo le entrate costituite da una serie di attività ben definite e dall'altra le uscite costituite dalle spese dello Stato  (pensioni,Sanità etc..).Se così è gradirei da parte Sua un suo prezioso chiarimento che penso sarà apprezzato da tutti noi lettori dell'Arena.Grazie per l'attenzione.
I più cordiali saluti e con stima
Gianfranco Bragantini

 

01/12/2014

Mi trovo in disaccordo con la sua analisi del trattato di libero scambio con l'america anche se non sono un professore per capire che sarebbe peggio per i nostri agricoltori e per il popolo che si troverebbe a mangiare cose che oggi qua in italia sono proibite ancora una volta ci troviamo a dover ubbidire ai mercati che ci stanno portando allo sfacello la disinformazione la fa da padrona anche perche lei non analizza i risvolti negativi ma solo quelli che interessano al mercato che non ha dubbi , con questo voglio fare notare che non tutti accettano passivamente cio che gli viene propinato grazie se mi legge

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Ristorante di Campagna "All'Ostarcello"
Loc. Arcello, 8
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Tel. +39 0523 997179
Chiusura: Martedì 
Ferie: Gennaio 
Carta di Credito: Carta Sì, Bancomat
P.Iva: 00973470339
GPS Lat: 44.9513 - Long: 9.4461


 

21/09/2014

Gentile Prof,
Sono un suo lettore che ne pensa della proposta di cui sotto?
Grazie
Fabio Dragoni

sarebbe utile sfruttare l'ultima mossa BCE (con disponibilità della 
stessa ad acquistare Asset Backed Securities) promuovendo un'operazione 
di questo tipo:
A) radunare un pool di banche (le 10 più importanti più ICCREA)
B) le banche erogano agli imprenditori (non alle imprese) mutui a 20 anni 
tasso 2% senza alcuna garanzia ma con un unico obbligo;
C) destinare le risorse di cui sopra a ripatrimonializzare le aziende di 
proprietà attraverso un aumento di capitale;
D) l'operazione dovrebbe avere una size complessiva di almeno 50 miliardi
E) le banche cedono i crediti sub C) ad uno Special Purpose Vehicle (SPV) 
ex legge 130/99 (legge sulle cartolarizzazioni)
F) la SPV finanzia l'acquisizione di cui sopra emettendo tre tranche di 
ABS:
1) una senior con rating elevato (AAA) pari a circa il 60%-70% del 
totale. Questi titoli potrebbero avere un rendimento dell'1,5%
2) una tranche junior senza rating con rendimento più elevato (30%-40%) 
del totale.
Gli ABS sarebbero rimborsati nel capitale e ripagati negli interessi in 
base alle performance del portafoglio crediti sottostanti. Ovviamente la 
tranche senior subirebbe delle perdite solo quando queste non fossero 
completamente assorbite dalla junior più rischiosa.
E la tranche junior più rischiosa 15-20 miliardi potrebbe essere 
ripartita così:
-50% alle banche che hanno originato il prestito
-50% allo Stato che potrebbe usare fondi europei a sua disposizione.
In pratica lo Stato con circa 7-8 miliardi promuove una 
ricapitalizzazione monstre del nostro sistema PMI.

Grazie e buon lavoro

 


21/09/2014

Egregio Professore

prima di tutto complimenti per le sue analisi, sempre precise e 
costruttive ah! se fossero ascoltate.
deinde mi permetto di farle presente che fino a quando si trattava di 
tutelare il lavoro delle nostre aziende, l'articolo 18 era granitico.
Ora che i buoi sono scappati, che stanno vendendo i gioielli di famiglia, 
che il nostro governo si sta battendo disperatamente per salvare
  le aziende estere, dicevo, ora, come dicono,  l'art. 18 frena gli 
investimenti.
Mi perdoni, ma le pensioni e le indennità dei nostri governi, le paghiamo 
noi o la mafia africana, o la Merkel, mah!
Ce lo spiega per piacere?

Cordiali saluti

Suo Agdan


 

17/08/2014
Buonasera Professore,
ho trovato straordinario il Suo articolo su Libero di oggi. Del tutto  d'accordo sulla necessità di ritrovare, forse ricostruire una cultura liberale, mi parrebbe sensato che in tale progetto fosse assegnato a Lei il ruolo di primo piano, politico, scientifico, di pensiero, da coloro che ne avrebbero o dovrebbero averne la  responsabilità.  Certo, superando la paura dell'impopolarità, e i condizionamenti di troppe università europee (altra cosa su cui condivido il Suo giudizio).
Attendo con in grande interesse 'Il nuovo progresso' ediz.2015, augurando tutto  il migliore e auspicabile successo.
Con i migliori saluti,
arnaldo conti

 

16/08/2014
Egregio Professore,
 
Desidero ringraziarla per l'articolo in oggetto che ha esposto  plasticamente quanto  ho intuito da lungo tempo ma non avevo la capacità di racchiuderlo in un progetto complessivo.
 Cordialità
Pierfranco Borgotallo
 
20/08/2014

Caro professore,
ho letto il suo ottimo articolo su Libero sullo stato della politica e le giro pari pari il pezzo inviato all'amico Giacalone, da tempo nostro 
ospite a Pc per il nostro circolo NO RED.
Complimenti per la sempre analitica lucidità.
Cordiali saluti
Fabio Torrembini

 

 
15/06/2014
Carissimo professore,
leggo sempre con attenzione i suoi articoli ed in particolare quello di oggi. Mi permetto di osservare che, pur condividendo integralmente la sua tesi, sono senza speranza poichè sono convinto che quasi nessuno dei nostri politici sia in grado di capire i concetti da lei chiaramente esposti. Dopo anni di attenzione alla politica nazionale ho visto un continuo scadimento del livello culturale economico e scientifica dei nostri rappresentanti, specialmente da quando sono state abolite le preferenze. Che fare? Istituire una grand ecole d'amministration con i fondi europei e obbligare i nostri rappresentanti a frequentarli pena la decadenza? Utopia!
Ma il problema esiste veramente e non è facile affrontarlo senza essere maleducati. Le suggerisco di affrontarlo con le dovute maniere come lei può e sa fare e chissà che qualche leader illuminato non si ponga seriamente il problema di aumentare il livello dei nostri rappresentanti  .
Con stima 
Paolo Faenza

 

15/06/2014

 

Esimio Prof. Pelanda
Sono un affezionato lettore de 'il Sussidiario' dove trovo e leggo i Suoi articoli, si può dire quotidianamente.
Oggi per esempio ho potuto gustare il Suo intervento su TASSE, il calcolo da fare per "smettere" di pagare quelle ingiuste.
In conclusione lei sostiene che una parte delle tasse finanzia spesa inutile e sprechi: pagare questa parte è sostanzialmente ingiusto anche se va fatto per obbligo di legge.
Non sono completamente d'accordo con Lei: ciò che è ingiusto non va fatto, altrimenti se accettiamo di fare cose ingiuste finiremo come (sto estrapolando all'inverosimile) come quei nazisti che eliminavano ebrei perchè era la legge che lo ordinava.
D'altra parte non è poi così semplice evidente cosa sia giusto o ingiusto come nel caso della persecuzione di una etnia e soprattutto tornando alle tasse quale sia la parte da nonpagare dato che praticamente si paga ad un solo soggetto (lo Stato nelle sue forme) che poi li gestisce.
Ma anche se concordassimo che tutte le tasse, giuste o meno, si debbano pagare, resta il problema della equità del prelievo, ovvero del sistema di imposizione ingiusto: le faccio un esempio che riguardandomi tocca però molti altri contribuenti.
Si tratta dell'IMU nella sua delle cosidette "case unite", ovvero quelle abitazioni che pur essendo un unico appartamento sono costituite (per ragioni storiche di acquisto in tempi successivi o interventi edilizi) da due Unità Immobiliari ciascuna con il proprio numero di partita catastale.
In tal caso la normativa IMU (si veda circolare N.3/DF 18/5/2012 pag10 e segg.) prevede, (aggirando la sentenza della Corte costituzionale che per l'ICI aveva risolto il problema a favore del contribuente) che ad ogni nucleo familiare competa una sola 'abitazione principale' individuata da un solo numero di partita catastale. Nel mio caso praticamente mezzo appartamento è considerato come 'seconda casa'.
Diverse soluzioni sono state proposte per unificare l'appartamento ma il Catasto pone il suo diniego per ragioni meramente burocratiche (il fatto che una sia di mia proprietà ed una di mia moglie) e quindi mi è impossibile (se non attraverso una cessione, che ovviamente implica il pagamento di altre tasse e di oneri professionali) evitare la imposizione.
Vieppiù: se io e mia moglie non costituissimo un nucleo familiare (fossimo separati o mai stati coniugi) il problema non si porrebbe. In altre parole si tassa il nucleo familiare e non il cittadino. Come del resto non si pone per chi ha un appartamento grande come il mio (ovvero della somma dei due bilocali da 49mq ciascuno) ma una sola partita catastale.
A volte mi chiedo se il legislatore sia un marziano o un sadico persecutore o un disattento burocrate che pur di far cassa al fine di sostenere se stesso non esita a generare situazioni che dovranno risolversi necessariament davanti ad un giudice.
Grazie per l'attenzione la saluto e torno a leggerLa
Angelo Manara

 

09/05/2014
Buongiorno professor Pelanda,
Sono le procedure farraginose che fanno spuntare i mediatori; i quali s’intromettono per aprire le porte, accorciare i passaggi, soprattutto nell’ambito degli appalti (di lavori pubblici, ecc.): con tutti gli scandali ed abusi relativi. Ultimo caso, l’Expo 2015..., “grande evento” che, come tale, ha fatto e fa gola a molti, produce sì lavoro, ma poi, dopo, cosa ne rimarrà? L’evento vive lo spazio di un momento (seppure di alcuni mesi), perciò porta solo un breve sollievo all’economia ammalata. Servono invece le iniziative che durano nel tempo. Quali? Forse non c’è più spazio per le botteghe dei tempi andati, simpatiche, accoglienti, che rimanevano attive per generazioni. Ma sicuramente alcune alternative prodotte dall’inventiva umana possono sorgere; e non solo nel mondo del digitale oppure della cosiddetta eccellenza accessibile a pochissimi! Per avviare un’attività serve sì una burocrazia più snella, ma anche la disponibilità del piccolo risparmiatore ad investire, semmai solo una minima parte dei propri averi, nell’impresa del vicino. Con moto proprio, senza dare ascolto ai pseudo-esperti, senza fare riferimento ai canali istituzionali. Ragionando cioè con la propria testa. Naturalmente il rischio c’è; non esiste il rischio zero, solo che non bisogna aver paura, come dice il Santo Padre. Voce della fede ma anche della ragione.
Max (Ramstein)

 

09/05/2014
Mi ricordo ai tempi una dichiarazione (affermazione) tra le tante di Berlusconi.
L'Italia ha un risparmio privato elevato (notevolissimo). 
Come mai una tale affermazione? (sembra una imbeccata). (Zitto.., già lo sanno..!! e ci stanno lavorando).

Cord.Saluti.
g.granato
Voghera

 

19/03/2014

Egregio Prof.Pelanda,

Le scrivo da Reggio Emilia, sono laureato in economia, da oltre 20anni impreditore nel ramo dell'impiantistica elettrica e delle automazioni industriali (con la ditta ora "ovviamente" in crisi nera) per esprimerLe la mia personale gratitudine per i concetti che ha espresso in dibattito televisivo a proposito del capolavoro "dell'auto-annessione" alla Germania  dei ns. politici.

C'è veramente da rimanere allibiti a vedere la processione dei ns. politici di tutti i colori dalla Merkel a prendere pagelle, ordini, compiti.

Addirittura ci siamo lasciati imporre un loro Presidente del Consiglio (Monti) che poi ha anche firmato un accordo capestro (fiscal compact) in nome di una politica economica assurda di soli tagli e tasse in epoca di crisi.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Anche nella mia zona, una volta tra le migliori del pianeta, non si contano più le imprese che chiudono, i disoccupati, i suicidi. E non è certo colpa loro.

Urge un cambio di rotta radicale.

Un cordiale saluto

Marco Prati

 Reggio Emilia

 
10/03/2014
Buonasera Professore,
come Lei dice tagliare (e non marginalmente) le spese è possibile, ma solo gradualmente. Aumentare drasticamente le tasse, e a questo punto restano solo delle patrimoniali, distruggerebbe l'economia. La Sua proposta non è solo una alternativa possibile, a me pare piuttosto l'unica. Il problema è: come renderla nota, sostenerla, farla capire a chi di dovere? Mi auguro intanto che i media, tutti, diano tutto il sostegno necessario. Ma ci vorrebbe anche il deciso supporto di un'entità di massimo rilievo. Confindustria? Grazie, complimenti e i migliori saluti,
Arnaldo Conti

 

 

12/1/2014
Leggo oggi su Libero suo articolo. "Analisi"
Sono del tutto d'accordo con il suo pensiero espresso
Il punto é come fare e cosa fare perché i politici si rendano conto di 
questo.
I politici sembrano completamente estranei da questa realtà.
Una volta pensavo che questa quasi democrazia Italiana avesse all'interno 
gli anticorpi per autoregolarsi.  Oggi sono convinto che non ci siano gli 
anticorpi o siano totalmente collusi con i politici incapaci.
Forse anche i giornali e i giornalisti devono alzare il livello di critica / proposte.
Lei cosa ne pensa ?

Le porgo i piú cordiali saluti
Renato Chiavieri

12/1/2014
Caro prof. Pelanda,
mi son permesso di inviare il testo del suo articolo apparso oggi su Libero a oltre un centinaio di persone, aderenti o ex aderenti a Fare per fermare il declino, tanto di Trieste quanto del Friuli. 
Come saprà il movimento, a cui mi sentivo vicino per le proposte soprattutto in materia economica che presentava, sta attraversando una fase involutiva oltre che negativa, dopo gli incredibili fatti Giannino. 
Rimangono le idee che abbisognano di uno "stimolatore" adeguato. 
Un caro saluto,
Mauro Bertoni

 

12/1/2014

Mancata liquidità - medesimi errori del 29
Gentile professore,
ho letto la sua analisi su Libero di oggi, in merito all'argomento di cui all'oggetto.
Sono completamente d'accordo sulla tesi da Lei sostenuta.
Nel merito vorrei sottolineare che, anche gli strumenti del redditometro e della tracciabilità, frenano li
sviluppo dei mercati. Quanta gente è in possesso di grandi provviste di denaro che non spende ,per paura del fisco?
Non contesto una sana e corretta lotta all'evasione fiscale, ma così come oggi è fatta in Italia, ha un solo risultato: il blocco dell'economia.
L'aggressivita del fisco, deprime il mercato e, di conseguenza, non ottiene maggiori entrate.
Una moratoria, per un periodo di tre quattro anni del redditomero e della tracciabilità, sono sicuro favorirebbe una certa ripresa del mercato.
Le ho inviato questa breve nota certo che potrà darLe lo spunto di una ultriore analisi su Libero.
La saluto cordialmente.
Mario Polleggioni
Pescara