L’Eurozona richiede una riparazione graduale e non affrettata


Di Carlo Pelanda (24-7-2015)


Non può esistere una moneta unica senza un governo dell’economia che lo sia altrettanto. Il conferimento della sovranità monetaria e di bilancio ad un agente europeo che né torna agli Stati una flessibilità sostitutiva né si rende garante del loro debito implica il mantenimento della sovranità sul debito stesso, ma non sui mezzi per ripagarlo, per giunta denominandolo di fatto in valuta straniera. Tali difetti di architettura rendono l’Eurozona instabile e con effetti impoverenti. Questi, in realtà, sono dovuti ai modelli economici inefficienti dalle euronazioni basati su una formula di redistribuzione della ricchezza che ne deprime la creazione. Ma l’eurosistema impedisce le riforme di efficienza se qualche Stato volesse farle. Per esempio, se le euroregole permettessero una detassazione in deficit oltre il 3% del Pil per un periodo di 4 o 5 anni, il gettito di uno Stato potrebbe aumentare grazie alla stimolazione della crescita pur a tasse ridotte e lo Stato stesso riconquistare per questa via sana l’equilibrio di bilancio. Ma la regola obbliga al pareggio ogni anno. Ciò costringe l’eventuale governo detassante o a tagliare troppa spesa in poco tempo creando un impatto deflazionistico pesante, oltre che dissenso inabilitante, oppure a diluire troppo nel tempo la detassazione, depotenziandola. Il tutto è peggiorato da una Bce nel cui statuto c’è solo la missione di tenere l’inflazione attorno al 2%, ma non quella della stimolazione monetaria: di conseguenza, per dare la giusta liquidità al sistema, la Bce ha dovuto aspettare il manifestarsi della deflazione, con quasi due anni di ritardo in relazione al giusto tempo di intervento, cosa che è costata milioni di morti economiche. L’eurosistema diverge dalla missione del capitalismo di massa e le masse impoverite o in ansia a loro volta divergono dall’eurosistema. Ciò sconsiglia di tentare quelle riparazioni del sistema, ora sollecitate da tanti commentatori e proposte da alcuni governi, che implicano il ricorso a parlamenti nazionali. La situazione, invece, consiglia di fare solo un minimo affinché l’eurosistema riesca a ridurre la massa degli impoveriti e di solo dopo avviare una modifica dei trattati per ripararne i difetti. Possibile? Lo è con due azioni: (a) prolungamento del Qe, attutito, per compensare con l’euro basso e la garanzia Bce di fatto sugli eurodebiti i gap di crescita e di affidabilità del sistema; (b) approvazione più rapida del mercato integrato euroamericano (Ttip) fattore principale per la ricostruzione della fiducia sul futuro dell’Europa. Freddezza, per favore.