Il caso Mastrogiacomo non è chiuso
Di Carlo Pelanda (31-3-2007)
Si potrà
archiviare il caso Mastrogiacomo solo quando il Parlamento italiano approverà
una mozione – il principio legislativo c’è già - che impegni il governo a non
trattare la liberazione di cittadini italiani rapiti concedendo denaro e
riconoscimenti politici.
Tale atto
serve a due scopi: (a) segnalare al nemico jihadista che l’Italia non sarà più
il ventre molle dell’alleanza occidentale; (b) confermare agli alleati che non
si fidano più dell’Italia che, invece, noi manterremo gli impegni. Il primo
punto riguarda la sicurezza degli italiani in zone critiche. La certezza che non
vi sarà trattativa non necessariamente eviterà rapimenti, ma certamente ne
ridurrà il possibile numero. Mi sembra chiaro e sarebbe stupefacente che uno
Stato non usasse tale strumento di “dissuasione passiva”, per altro adottato da
tutti quelli alleati. La
Nato, correttamente, preme sull’Italia affinché lo faccia. Il
secondo punto è altrettanto importante perché il prezzo dell’inaffidabilità
nell’ambito di un’alleanza è enorme. Si potrebbe obiettare che Prodi e D’Alema
non lo stiano pagando nonostante abbiano dato ai talebani e ad Al Qaeda
concessioni politiche così rilevanti da rinfrancare lo spirito combattivo di
tutto il movimento jihadista. In realtà gli alleati hanno dichiarato Prodi e
D’Alema, se non paria dell’Occidente come mi è sembrato di capire da alcune
conversazioni telefoniche con i consiglieri di alcuni di loro, almeno politici
da sanzionare duramente e da tenere sotto controllo e pressione. Questo, per
esempio, è il significato dell’espressione di Angela Merkel “la Germania non cede ai
ricatti” e del modo peculiarmente personalizzato delle critiche americane a
D’Alema. Infatti D’Alema e Prodi se ne sono accorti e hanno, oltre che
confermato una missione più attiva in Afghanistan, anche silenziosamente
aumentato i mezzi militari ed il raggio delle nostre operazioni. Con questa
mossa e con la chiusura mediatica del caso Mastrogiacomo sperano di
riconquistare la fiducia degli alleati. Questi, ovviamente, hanno ringraziato
per la riconferma ed allargamento di fatto della missione perché è una necessità
contingente. Ma non è vero che abbiano ridato credibilità ai nostri governanti
perché i due hanno detto troppe bugie e fatto troppe cose – tra cui ricatti agli
alleati stessi – imperdonabili. Poiché è interesse nazionale che un nostro
governo, sia esso di sinistra o di destra, abbia il rispetto internazionale, è
evidente che c’è un grosso problema se tale rispetto non c’è più. Ma il
centrodestra non riesce a far cadere il governo degli indegni. Quindi non resta
altro che dimostrare la capacità del Parlamento di mantenere il governo entro il
binario della minima decenza. La politica e la stampa di sinistra vogliono
nascondere questo problema. D’Alema ha tanta paura che venga fuori da spingerlo
a rischiare un ricatto: se volete la commissione d’inchiesta sul caso
Mastrogiacomo allora allarghiamola a quelli gestiti dal governo precedente. Ma
Berlusconi non diede mai concessioni politiche ai terroristi e lo invito a non
cedere alla minaccia di D’Alema. Il modo migliore per farlo è quella di
presentare la mozione detta in apertura. Per la dignità della nazione, prima di
tutto.
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