La Cina punta a sfruttare una vunerabilità nella esosuperiorità americana


Di Carlo Pelanda (17-12-2013)


Le capacità dimostrate dalla Cina nella recente missione lunare indicano che è ora di valutare lo scenario di superiorità strategica in relazione al futuro confronto tra Pechino e Washington. L’obiettivo sarà il controllo dell’orbita terrestre da cui derivare quello sulla Terra. Al momento l’America sta circondando la Cina nella geosfera, ma Pechino cercherà di superare l’accerchiamento dallo spazio. Ovviamente Washington si è da tempo attrezzata per difendere il dominio dell’orbita. Già a metà degli anni ’90 l’ufficio scenari del Pentagono aveva previsto che la Cina sarebbe diventata il maggior competitore dell’America attorno al 2025 nonché predisposto nuovi concetti ed armi per mantenere la superiorità, considerando che ci vogliono almeno 20-25 anni per svilupparli e renderli operativi. Difficile capire cosa l’America abbia prodotto perché è materia segreta. Ma qualche dubbio che possa essere sufficiente lo si ricava da osservazioni laterali. Le priorità della guerra contro Al Qaeda, nemico tecnologicamente arretrato pur temibile, hanno spostato molta spesa militare dall’investimento su cose nuove all’aumento di roba vecchia e terricola prontamente disponibile. Tuttavia, durante l’Amministrazione Bush i programmi militari spaziali non subirono tagli fatali. Li ebbero, però, durante l’Amministrazione Obama. Probabilmente non hanno pregiudicato i nuovi intercettori orbitali e l’evoluzione dei veicoli robotizzati (anzi, questi spinti dalla teoria di sinistra della guerra che preferisce quella aerospaziale perché più selettiva e meno vistosa). Ma potrebbero aver lasciato un vuoto riempibile dai cinesi: il presidio dello spazio remoto per controllare da fuori, e non da sotto o da dentro, l’orbita. Infatti il programma verso Marte della Cina probabilmente nasconde il progetto di costruire una base nel mezzo del sistema solare. Così come l’investimento verso la Luna potrebbe celare un piano per creare cantieri capaci di costruire grandi navi spaziali. Il progetto di una stazione cinese in orbita attorno alla Terra completerebbe una catena di esopresidi che va dallo spazio remoto al quello viciniore terrestre, ma con il punto di forza nella base più lontana. Qui la rubrica individua la maggiore vulnerabilità potenziale della esosuperiorità statunitense. Se così, e se l’America fosse veramente in ritardo, i correttivi potrebbero essere i seguenti. Tecnologici: (a) accelerazione della costruzioni di astronavi per missioni remote e, soprattutto, di robot specializzati per combattimenti nello spazio sia profondo sia orbitale; (b) conversione dei programmi verso Marte in uno di costruzione rapida di un esohabitat (adatto per umani) con capacità di cantierizzare grandi astronavi, vicino alla fascia degli asteroidi per l’approvvigionamento di materiali. Esopolitici: (c) abbandonare la Luna, ormai facilmente raggiungibile dai competitori, privilegiando lo spazio esterno, ma tenendo sotto credibile minaccia le sue superficie ed orbita e presidiando con intercettori il percorso Terra-Luna. Geopolitici: (d) cambiare politica con la Russia per includerne nell’alleanza occidentale sia la posizione utile per l’accerchiamento terrestre della Cina sia il notevole potenziale esotech; (e) aggiungere all’accordo di libero scambio tra Ue ed Usa (TTIP), il cui terzo round negoziale è in atto, la crescente collaborazione tra Nasa ed Esa, “civili” solo in apparenza, nonché tra le aziende militari spaziali di ambedue, tra l’altro sviluppo di grande vantaggio per l’industria italiana molto capace in sistemi spaziali ed (eso)robotica. Infatti Roma dovrebbe proporlo e spingerlo.

Carlo Pelanda