La scarpa trasformabile in minicentrale elettrica sarà un megabusiness

 

Di Carlo Pelanda (30-8-2011)

 

Pedelettrificazione! Una nuova tecnologia è fonte di gioia futurizzante nonché opportunità per le competenze industriali residenti in Italia. Un metalloide, semplificando, simile al mercurio può produrre energia elettrica via compressione in quantità significative.  Ciò apre la possibilità di mettere in una scarpa un apparato che, attraverso il movimento pressione/rilascio del camminare, alimenterà telefonini e gizmo portatili e chissà quali nuovi sistemi a contributo energetico megadiffuso. L’idea di trasformare le scarpe in minicentrali elettriche non è nuova. Da tempo, per esempio, è in sperimentazione una tecnologia pizoelettrica, ma complessa e costosa (comunque da perseguire). La nuova tecnologia è più semplice perché sfrutta le proprietà elettrogenerative passive di un materiale ed i suoi requisiti dimensionali appaiono compatibili con quelli di una calzatura a vincoli ergonomici standard. Chi la industrializzerà per primo?

Per ora gli inventori non hanno ancora concepito un modo per connettere in continuo o cumulare l’elettricità prodotta nella camminata. Infatti, in base alle cronache, pensano ad un mini wi fi da inserire nelle scarpe per far risparmiare energia agli smartphone.  Ma sarebbe più produttivo aggiungere una batteria nella calzatura con cui sostituire quella scarica di un qualche aggeggio, poi nuovamente ricaricabile. Oppure far partire un filo riavvolgibile dalla scarpa. Oppure altre cose che la rubrica raccomanda diventino oggetto di ricerca  competitiva nel settore calzaturiero italiano, per altro da anni in declino. Raccomanda anche di iniziare la sperimentazione nei settori delle calzature speciali (militari, trekking, sportive) in quanto impiegate in ambienti dove le ricariche sono meno facili. Ma lo scenario tecnologico è più ampio e coinvolge tutta l’industria dell’abbigliamento. L’energia da compressione può essere combinata con quella piezoelettrica sul complesso della vestizione. Ciò darà più energia autoprodotta per offrire agli individui più estensioni sensoriali via protesi tecnologiche: telefoni, wi fi individualizzato, ma anche visori notturni e microbinocoli, apparati autodiagnostici e medici continui, amplificatori e modulatori di voce, minitelecamere in continuo, ecc. In sintesi un’intera generazione di nuovi prodotti portatili facilitati dalla maggiore disponibilità di autoenergia. La rubrica sarebbe stupita se il genio innovativo, nonché artigianale/creativo, italiano non cogliesse l’opportunità. Anche divertente: zoccole più illuminate, maggiore  valore dei quadrupedi, calzabili, da portarsi dietro come centrale ausiliaria, ecc. Shoebus.            

Carlo Pelanda