La Francia è il vero ventre molle dell’Eurozona

 

Di Carlo Pelanda (11-10-2011)

 

Come potrebbe avvenire la dissoluzione dell’euro? La domanda è stata indirizzata al think thank del rubricante da fondi globali che temono di non poter pagare le pensioni nel futuro anche perché non riescono a capire in quale moneta massimizzare gli investimenti. A loro non basta che la probabilità bayesiana – inferenza soggettivista derivata dal calcolo di capacita strutturale -  di implosione dell’Eurozona sia molto bassa. In base alla probabilità definita da frequenze storiche, infatti, vedono che quando un modello politico non è sufficientemente coerente o efficace può destrutturarsi a sorpresa. Per questo si sono rivolti ad un gruppo di scenaristica con strumenti di individuazione delle discontinuità. Più precisamente, la domanda è stata: quale fattore che ora non si vede potrebbe creare la discontinuità in un Eurozona che appare stabile, ma la cui configurazione è metastabile, quindi vulnerabile a fluttuazioni incontenibili?

In generale, la vulnerabilità dell’eurozona non è strettamente finanziaria. In caso di guai veri la Bce, se le lasciano violare lo statuto che lo impedisce, ha la possibilità di stampare, e generare in forme indirette, moneta in quantità che possono assorbire eventuali insolvenze fino a 5-6 trilioni di euro, estendibili via concorso internazionale.  Un primo punto di rottura potrebbe essere la Germania che non accetta il rischio di inflazione conseguente ed esce dall’euro. Ma la probabilità è bassa in quanto metterebbe a rischio eccessivo, per concorrenza valutaria, il proprio sistema industriale. La vulnerabilità, invece, è sociale. La configurazione deflazionistica dello spazio economico tedesco, denominazione più corretta dell’Eurozona, tende a creare situazioni di moneta forte combinata con economia debole nelle nazioni. Ciò porta  all’impoverimento delle popolazioni - circa il 25% degli europei ha perso ricchezza dal 1999 a causa dell’eurogabbia  maldisegnata – accelerato nei casi di riordinamento via rigore pressante, che alza il rischio di rivolte popolari. In quali nazioni tali rivolte potrebbero avere intensità e linguaggi tali da provocare una secessione politica dall’Eurozona? In Italia e Spagna le intensità potranno essere forti, ma difficilmente i linguaggi diventeranno eurosecessionisti. Solo in Francia e Grecia la probabilità di una rivolta popolare si aggancia a quella di euro-secessione in quanto popolazione ed élite restano ancorate a miti identitari supernazionalistici. La secessione della Grecia non destabilizzerebbe l’euro, ma quella della Francia lo farebbe rendendo la seconda il vero punto di cedimento potenziale del sistema.         

Carlo Pelanda