L’interruzione dell’allargamento Ue riaprirà giochi pericolosi nei Balcani

 

Di Carlo Pelanda (28-6-2005)

 

 

 

Consulto d’emergenza in videoconferenza tra think tank occidentalisti inglesi, americani, uno (novità) italiano e (rientro dopo anni di assenza) tedesco. Oggetto: l’eventuale interruzione dell’allargamento della Ue potrebbe produrre una catastrofe nei Balcani. Analisi condivisa. Romania e Bulgaria sono già nell’agenda di inclusione nell’Unione. Se questa viene rispettata, pur rallentata, ma poi il processo si ferma, resteranno fuori e/o sospese la Federazione di Serbia e Montenegro, la Macedonia e l’Albania. Che formeranno, insieme alla Bosnia, un’area di problemi irrisolti pronti a scoppiare in nuovi conflitti: separazione tra Serbia e Montenegro, indipendentismo non più contenuto del Kosovo islamico (ora ambiguo protettorato di fatto Ue), con effetto di eccitazione della componente albanese in Macedonia, a rischio di spaccarsi. E con i riverberi più pericolosi in Bosnia: i croati pronti a riunrsi a Zagabria, gli islamici al nuovo Stato musulmano che potrebbe formarsi via creazione di una Grande Albania comprendente Kosovo, metà Macedonia, ecc.. I serbi bosniaci spinti a riunirsi a Belgrado. Un caos. Che potrebbe diventare peggiore se l’inclusione di Romania e Bulgaria fosse interrotta. Perché ciò riaprirebbe alla Russia l’opportunità di attuare un gioco di potenza nei Balcani associando Bulgaria, parte del territorio moldavo, Serbia e serbi bosniaci come forza di pressione panslavista. Utile a Mosca non solo per riconquistare il Sud-Est europeo, ma come leva per piegare l’Ucraina, riannettersi la Bielorussia, condizionare i Paesi baltici e costringere la Turchia – se fuori dall’agenda Ue – a cooperare in qualche modo. Spartizione tra slavisti che rispondono a Mosca e islamici sotto il controllo di Ankara non solo dei Balcani, ma – qui il punto – delle vie per il rifornimento di gas e petrolio russi per l’Europa ed il Mediterraneo orientale. Tale brutta complicazione con conseguenze imprevedibili, ma sicuramente negative, è evitabile solo con la certezza della futura inclusione dei Paesi europei sud-orientali nella Unione europea. Alternative: o la Ue rinsavisce mantenendo la propria responsabilità di ordinatore regionale oppure bisognerà metterci una pezza in altri modi. Quali? Sostituire alla Ue la Nato come tutore dei Balcani ed interlocutore di Mosca, con ruoli principali per Londra, Usa, Germania, Turchia, Slovenia, Ungheria, Grecia ed Italia. Quest’ultima, destinata a pagare il prezzo maggiore dell’eventuale caos, dovrà fare qualcosa in più: formare un’area economica transnazionale dell’Adriatico e per questa via indiretta tenere calma la subregione ed associarla di fatto alla Ue.

Carlo Pelanda