I voti negativi non riguardano l’Italia ma l’oligarchia economica che la comanda male

 

Di Carlo Pelanda (17-12-2005)

 

 

Da decenni l’Italia è vista dall’estero come un’anomalia. Ma in termini bonari: nonostante istituzioni ed un sistema politico scalcinati in qualche modo funziona. Negli ultimi mesi c’è un’anomalia nel modo in cui viene dipinta l’anomalia stessa: l’Italia non funziona più, è destinata al declino (Economist) perché irriformabile (Standard & Poor’s). Tale eccesso di pessimismo ha sorpreso gli atelier finanziari internazionali che osservano l’Italia con occhi realistici perché interessati a farvi affari. E che investono molte risorse per capirne esattamente ed in dettaglio i fenomeni, problemi, opportunità e destini, soprattutto, comparati con altri. Ed i risultati sono molto diversi dall’immagine di un Paese in declino ineluttabile. Anche perché il metodo di analisi è adattato alla specificità dell’Italia in quanto non catturabile da quello standard. Per esempio, il Pil italiano è calcolato includendo, realisticamente, molta più ricchezza nascosta di quanto faccia l’Istat e ne esce un risultato superiore al doppio del numero istituzionale. Allo stesso modo decine di indicatori quantitativi vengono riponderati in base alle particolarità nazionali e danno un’immagine migliore. In particolare i livelli di ricchezza pro-capite e solidità patrimoniale che fanno vedere l’Italia come un Paese dove è vantaggioso comprare banche ed insediare servizi di private banking. Infatti. Inoltre il sistema industriale è valutato molto reattivo, con una lista di migliaia di imprese, anche piccole, che sarebbe un onore poter aprire al venture capital e mandare in Borsa. I problemi vengono rilevati sul piano dei grandi affari perché vi è una oligarchia che li domina, non regolata dalla politica in quanto la seconda o è consociata con gli oligarchi o da questi facilmente contrastata. Con la complicazione che costoro - valutati molto provinciali, senza soldi veri e cultura - non si fanno cooptare, né sono cooptabili, nei salotti globali. Infatti l’unico che vi fece parte fu Gianni Agnelli. Dopo di lui nessuno. Questa è l’anomalia italiana: non c’è alcuna élite che governi le cose sostanziali dell’Italia che sia ritenuta affidabile dalle élite del resto dell’occidente, in un momento in cui l’Italia ne è un pezzo rilevantissimo. Ciò, e non certo il debito o il Pil nominale o la difficoltà delle riforme, ecc. riduce il rating dell’Italia. E spiega il messaggio anomalo, anche punto dello scenario: o viene fuori qualche nuova élite consistente oppure l’Italia – le sue leadership politiche sono solo derivazioni di queste scelte -  verrà governata dall’esterno destabilizzando tutto il suo attuale sistema di comando.

Carlo Pelanda