Roma potrebbe ottenere vantaggi chiedendo un’aggiunta al Patto più che una sua modifica

 

Di Carlo Pelanda (28-12-2004)

 

 

 La modifica del Patto di stabilità sarà certamente uno dei tormentoni del 2005. Al momento girano tre proposte: (a) Italia, togliere dal calcolo del deficit le spese per investimento in infrastrutture e ricerca; (b) Germania, ridefinire una maggiore varietà di parametri di stabilità in modo tale che il limite di deficit entro il 3% del Pil risulti meno importante e, quindi, più violabile; (c) lasciare lo schema attuale, ma aumentando le tolleranze in caso di violazione. Quale delle tre ha più probabilità di passare? Germania e Francia spingeranno per la seconda in base al loro interesse a far contare il relativamente basso debito per sforare senza sanzioni la soglia del 3% annuo. Tale soluzione sarebbe catastrofica per l’Italia perché il suo alto debito la inchioderebbe definitivamente nella gabbia. E dovrà opporsi, in questo sostenuta dalla Bce. Ma la Banca centrale contrasterà decisamente anche la proposta italiana perché la spesa per investimenti è comunque un’uscita nel bilancio e se questa comportasse un deficit superiore al 3% diventerebbe una violazione in ogni caso. L’Italia potrebbe proporre una soluzione in cui il deficit della spesa corrente più quello per investimenti non superino complessivamente il 3%. Potrebbe passare, ma non cambierebbe la situazione odierna. Sia la Bce sia Francia e Germania, alla fine, potrebbero accordarsi sulla terza opzione: chiudere un occhio sulle violazioni come si è fatto finora, dando ad ogni paese, di fatto, una possibilità di sfondare il tetto di deficit fino al 4%. Con il vantaggio di non dover cambiare alcuna regola formale. E con il sostegno di una storia di violazioni, dal 2001, che non hanno destabilizzato l’euro. Tale ipotesi, tuttavia, non potrebbe essere praticata dall’Italia perché lo sfondamento tacito sarebbe pagato, e molto, in termini di aumento del costo del servizio del debito a causa di una probabile riduzione del suo rating. Roma ha bisogno di una nuova regola europea che renda “legali” e certificate le violazioni del Patto proprio per evitare tale problema. Ma nelle condizioni dette sarà difficile ottenerla. Per riuscirci dovrebbe invertire la strategia condotta finora. In particolare: (1) fare la rigorista e ricattare Francia e Germania minacciando di chiederne il rientro nei parametri, subito; (2) mettersi d’accordo sottobanco con la Bce e la Commissione aiutandole nella difesa del Patto; (3) ridurre a sorpresa ed in quantità sorprendente il proprio volume di debito. E poi grazie a queste mosse pretendere un premio, per esempio una deroga speciale per le nazioni che detassano, da aggiungere al Patto senza modificarlo.  

Carlo Pelanda